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Il racket dei galoppini regna sull'antica Roma

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Illoro mestiere è acchiappare i turisti. In gergo vengono chiamati «gallinelle». Colosseo e Foro Romano sono territorio loro. Le gallinelle, detti anche «galoppini», sono il primo anello delle organizzazioni che gestiscono i tour nelle meraviglie dell'Antica Roma. Le forze dell'ordine li chiamano procacciatori e hanno il compito di adescare i clienti. La maggior parte sono studenti stranieri: inglesi, americani, indiani, spagnoli e dell'Est Europa. Prendono una percentuale su ogni turista che riescono ad attirare. Il racket dei ciceroni abusivi è semplice. Il procacciatore ha il compito di formare i gruppi e tratta sui prezzi. Poi passa i clienti alla guida vera e propria. Quest'ultima non è detto che sia per forza abusiva. Ci sono anche alcune guide regolari che si appoggiano alle gallinelle. Un altra percentuale del prezzo fatto pagare al turista va alla guida. Il restante se lo intasca il capo dell'organizzazione. In piazza del Colosseo ieri mattina c'erano almeno 20 procacciatori di turisti. Le gallinelle si appostano in punti strategici. All'uscita della metro A. Davanti alle fermate dell'autobus. Sotto l'Arco di Costantino, all'entrata del Foro Romano e alla Colonna Traiana. Esibiscono finti tesserini e distribuiscono depliant illustrativi. Se ci sono controlli in giro fanno finta di avere al seguito scolaresche o di essere in compagnia di amici. Per un tour del Colosseo che comprende anche la visita al Palatino il prezzo base è di 28 euro a persona. Ma c'è anche chi si fa pagare di più. Ovviamente tutto in nero. La tariffa che invece sono tenuti ad applicare le guide regolari è molto diversa: 30 euro all'ora per ogni comitiva e 116 euro se la gita è giornaliera (tre ore con un massimo di 20 persone). Un modo semplice per capire se una guida è abusiva o meno è il tesserino che deve essere rilasciato dalla Provincia (per poter esercitare la professione bisogna superare anche un colloquio-esame). I procacciatori hanno paura di parlare. Sanno di essere fuorilegge. Molti di loro sono solo ragazzi stranieri ai quali questi soldi servono per pagare gli studi in Italia. Darius è lituano. Parla poco l'italiano. Con i turisti si esprime in inglese: «Io non posso parlare con i giornalisti. L'unico che può è il capo. Ma ora non so dove sia». Accanto, con il depliant in mano, c'è una ragazza indiana. Si chiama BJ, offre un tuor del Colosseo a 20 euro. Ma sul suo lavoro tiene la bocca chiusa: «Per favore, non fatemi dire nulla, se no finisce che gli altri litigano». I procacciatori hanno l'ordine di non parlare con nessuno che faccia domande scomode. Tutti raccontano di essere arrivati in Italia solo da pochi giorni: «Io non so niente - dice una ragazza con un tesserino finto sulla giacca - non so come funziona qui». In piazza del Colosseo regna l'omertà. Le gallinelle non sono autorizzate a dare spiegazioni.

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