Bollette pazze e case ipotecate
Ritrovarsi un'ipoteca sulla casa per una bolletta pazza lievitata a dismisura da una multa di pochi euro (e c'è chi si è ritrovato anche la casa all'asta all'insaputa). Accade sempre più spesso. E se succede fili dritto a pagare senza curarti di ricostruire il percorso che ha fatto aumentare a dismisura l'importo originale, nel timore di incorrere in ulteriori aggravi. È legale. Eppure la percezione dei romani è che le società che hanno acquistato i crediti dalle società municipalizzate si siano fatte furbe. E che nella difficoltà di arrivare all'effettiva riscossione del credito, gestendo decine di migliaia di pratiche al mese, puntino a fare cassa un po' troppo in fretta. Con il grimaldello delle minacciose comunicazioni di azioni giudiziare. Che sortiscono anche l'effetto di evitare la ricostruzione della storia del credito, a garanzia di chi deve pagare. A Roma va forte l'Esattoria Riscossioni. Tra le varie partite di crediti ha acquisito quelli della multiutility (luce e acqua) Acea. Come previsto dall'art. 1260 del Codice civile: «il creditore può trasferire a titolo oneroso o gratuito il suo credito, anche senza il consenso del debitore, purché il credito non abbia carattere strettamente personale, o il trasferimento non sia vietato dalla legge». Tutto regolare. Anche il meccanismo che si innesca per portare a compimento il recupero del credito. Come emerge da un caso emblematico. Oggetto della comunicazione inviata ad un cliente Acea è una bolletta del novembre 2004 di 131,24 euro, che risulta non pagata. Poi, segue la dicitura «essendo risultati vani i precedenti tentativi di definizione bonaria, la informiamo che si sta per promuovere azione giudiziaria». Successivamente si comunica che «previo ordine del Tribunale si procederà all'asporto dei beni pignorati e della relativa vendita». Infine, la richiesta effettiva. «È consentito sospendere l'insaturando procedimento giudiziario di pignoramento, con immediato versamento che dovrà essere effettuato senza ritardo, per l'importo pari a 323,91 euro». L'importo della bolletta iniziale è dunque praticamente triplicato e la minaccia del sequestro dei beni è usato come deterrente. A prescindere da ogni verifica sul credito di partenza. Il settore del recupero crediti va a gonfie vele. La maggior parte delle società italiane hanno chiuso il 2009 con fatturati in crescita. Grazie alla crisi, che ha fatto lievitare i casi di insolvenza, reali e presunti, facendo aumentare i volumi di lavoro. L'importo affidato alle società specializzate ha sfiorato i 20 miliardi nel 2008 ed è cresciuto di altri 10 mld nel 2009. Aumentano anche gli addetti, oltre 14mila, con un aumento del 33% rispetto al 2007, dicono i dati di Unirec (le imprese di recupero crediti). Il rischio d'impresa delle società, che acquistano i crediti ad un prezzo inferiore al loro valore, è nell'incasso effettivo delle somme prese in carico, che diventa sempre più difficile. Nel 2007 l'attività di recupero aveva fatto rientrare 4,8 miliardi, il 31% del totale, nel 2008 la percentuale è scesa al 29% (5,6 miliardi) e al 28% nel primo semestre del 2009 a quota 3,7 miliardi.