E i nomadi del Casilino 900 si trasferiscono a Torre Maura e Tor Vergata
Inomadi sono tornati in forze dopo lo sgombero del Casilino 900. Le finestre delle camere di degenza e il parcheggio del nosocomio di via Oxford si aprono verso le aree verdi che poco hanno della campagna inglese: sui prati fra Casilina e Tor Vergata, cumuli di scarti edili e pattume. In un canale circondato da canneti, il Fosso di Santa Maura, alcune stamberghe moltiplicatesi di recente: le abita una trentina di nomadi. «Qui all'incrocio con la Casilina si riforniscono in un supermercato di vino e birra – racconta Giovanni G. – e ci danno giù tutto il giorno nella nostra area verde condominiale o in quella di una centrale di smistamento elettrica. Urla, bottiglie che volano, spazzatura ovunque». Altra sorpresa lungo via di Torre Maura, nella proprietà dove sorge il centro stampa del Messaggero. Diverse baracche, una attaccata all'altra formano un unico nastro di lamiere e teli di plastica. Un ombrellone, delle sedie, un tavolino, come in riva al mare. Invece le stamberghe sono rivolte verso l'edificio che realizza il giornale. Dietro, alcuni condomini e tutto intorno spazzatura, vecchi giocattoli, sentieri terrosi, l'erba che cresce a fatica e aree trasformate in latrine all'aperto, sotto le finestre della gente. «Sono aumentati con lo sgombero del Casilino 900 – dice Sandra, che abita in via De Marco – Abbiamo anche fatto un esposto, ma stanno ancora qui. Altre volte sono stati già sgomberati, ma ricompaiono su una parte diversa della cosiddetta area verde attorno al Messaggero». Una segnalazione era già stata fatta anche da Anna Maria Addante, presidente dell'Associazione Inquilini e Proprietari, ribadendo come l'insediamento sia cresciuto appena dopo lo svuotamento del Casilino 900. All'VIII Gruppo della Municipale hanno già in programma un nuovo sbaraccamento lungo il Fosso di Santa Maura. Ancora nulla sull'intervento intorno al Messaggero, anche se l'esposto della società proprietaria del terreno risale ad ottobre.