Volpi, scoiattoli e pappagalli La foresta nei parchi di Roma
Parchi urbani come boschi dove si può incontrare la fauna che non ti aspetti in città. Laghetti, stagni e corsi d'acqua di ville e giardini brulicanti vita, anche «aliena» che ha trovato vitto e alloggio a cinque stelle: come, ad esempio, le temibili e voracissime tartarughe dalla guancia rossa, e dalla guancia gialla, i carassi meglio conosciuti come i pesci rossi della bolla di vetro e le nutrie. Tutti animali che non sono proprio delle nostre parti. È l'altra faccia della natura di Roma, ancora selvaggia nonostante tutto, che ospita in una singolare convivenza, qualche volta problematica, di specie indigene - volpi, tassi, ricci, istrici, scoiattoli, tartarughe di fiume - e specie "infiltrate" dall'uomo che hanno alterato il profilo della fauna, ma alle quali ormai siamo abituati. Un esempio fra tutti i pappagalli che se la spassano tra le fronde degli alberi come i celebri parrocchetti monaco e dal collare, ai quali si è aggiunto di recente il parrocchetto alessandrino. «Quelli che svolazzano tra gli alberi del Bioparco - racconta il direttore scientifico Fulvio Fraticelli - vanno a prendere il cibo dalle gabbie dei nostri pappagalli». Ma per rimanere nei confini dell'ex giardino zoologico va detto che fontane e laghetti ospitano le tartarughe dalla guancia rossa, abbandonate lì dall'uomo, che vengono nutrite dai custodi per evitare che mangino i pesci. Le «abusive» sarebbero tra l'altro diventate pure ghiotte delle patatine fritte date dai piccoli visitatori del bioparco. Ma gli animali che popolano i parchi e le ville romane non sono sempre visibili allo sguardo del podista, del padrone che passeggia con il cane al guinzaglio, della mamma che spinge la carrozzina del bebè o degli innamorati che vedono solo le loro labbra. La Capitale, con quattordici tra parchi e riserve, alle quali si aggiungono le Ville storiche, custodisce un tesoro di biodiversità da trattare con amorevole rispetto, fonte di studio per gli scienziati e continua sorpresa per i cittadini. E allora ecco che Villa Ada «si caratterizza per la presenza dello scoiattolo rosso, del coniglio selvatico, della volpe, dell'istrice, del tasso» dice l'esperto, e l'extracomunitario «tamia», scoiattolo nordamericano che ha ispirato a Walt Disney la coppia Cip & Ciop, liberato in natura dall'uomo. Villa Borghese oltre le anatre dal collare e i cigni ornamentali del laghetto, ospita gli scoiattoli rossi, i ricci e un coleottero sul si è perfino scomodata l'Unione Europea. «Si chiama "osmoderma eremita" ed è stata considerata specie prioritaria dall'Ue per la sua conservazione. È una specie rara che vive nei vecchi tronchi di leccio». Il coleottero di Villa Borghese sembra fare il paio in quanto a preziosa e originale unicità con i «granchi d'acqua dolce» dei Mercati Traianei rimasti isolati per millenni nel complesso archeologico con una evoluzione tutta loro rispetto agli altri parenti di fiume e la salamandrina dagli occhiali che vive nel parco dell'Insugherata a Tomba di Nerone sulla Cassia. Non mancano le bisce come il cervone delle Mura, che si stende al sole lungo le mura Aureliane o il picchio verde avvistato nel Parco del Pineto. Una particolarità perché è più diffuso il picchio rosso minore. Protetti nelle tane durante la stagione fredda è in primavera che questi animali si possono avvistare anche perché col risveglio della natura segue quello dei sensi. E in queste giornate di ardenti cinguettii, di corteggiamenti tra mammiferi e lotte tra pretendenti al "talamo nuziale", anche i rospi di Villa Pamphili fanno all'amore.