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Rubava gli sguardi al cimitero

lapidi colorate al Verano

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{{IMG_SX}}Un volto ammiccante, un sorriso aperto che ti mette di buonumore, due occhi «illuminati» che ti rapiscono e ti fanno innamorare. Passeggiando, il suo viso incrociava spesso questi sguardi femminili dai quali non puoi sfuggire, di quelli che - come si dice - ti fanno girare la testa. Peccato che il 40enne di cui parliamo non fosse impegnato nel classico struscio domenicale su via del Corso, magari con un occhio particolare alle straniere che nel periodo pasquale affollano la Capitale, ma si aggirasse invece per il cimitero monumentale del Verano, con un chiodo fisso: trovare la donna perfetta, quella con tutte le caratteristiche che aveva sempre sognato. Per questo, armato di cacciavite, passava di tomba in tomba, di loculo in loculo, e una volta incrociato lo sguardo giusto asportava la foto e la portava a casa. Una collezione, se così vogliamo chiamarla, di una decina di immagini di donne decedute, per lo più in giovane età, attraverso le quali si concretizzava la ricerca affannata dell'anima gemella, quella donna ancora mai incontrata. La storia andava avanti ormai da circa tre mesi, e i parenti di alcune defunte avevano cominciato a chiedersi il perché di queste strane sparizioni di fotografie. Immagini che venivano tolte anche dopo essere state rimesse al proprio posto, più e più volte; d'altronde non è facile incontrare la donna dei propri sogni, e una volta trovata viene da sé la gelosia, quella per cui nessun uomo può posare il suo sguardo sull'amata. Ecco dunque la ripetitività dei furti, affinché nessuno potesse provare quelle sensazioni che solo lui, il 40enne incensurato e disoccupato, «aveva il diritto di provare». Una ripetitività che ha consentito al personale dei servizi cimiteriali dell'Ama e ai carabinieri della stazione di San Lorenzo di preparare appositi servizi di appostamento. Finché l'uomo è stato colto in flagrante. Poi la perquisizione a casa, con il rinvenimento di tutte le foto immediatamente restituite alle famiglie delle defunte. Poi ancora l'ultimo atto formale: la denuncia. Infine il ritorno a casa dalla mamma, forse l'unica donna in grado, se non proprio di capirlo, almeno di consolarlo.

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