Trevi, il salvadanaio s'è rotto
Se si rubano monete dalla Fontana di Trevi e nessuno presenta una denuncia, non si finisce in cella. E la «fedina» penale rimane pulita. Sì, perché quando si viene sorpresi con il bottino sottratto dal fondo viene contestato il reato di furto: per procedere, però, è necessaria una querela. Proprio per questo lunedì Roberto Cercelletta, noto come D'Artagnan, è uscito dall'aula di giustizia senza manette ai polsi, in libertà, poiché il giudice De Simone non ha convalidato l'arresto del «pescatore di monetine» e ha addirittura derubricato il reato che gli era stato contestato: da furto aggravato dall'«esposizione alla pubblica fede», a furto semplice. E in questo caso è dunque necessaria una querela per mandare avanti il procedimento e arrivare così a una possibile sentenza di condanna. In udienza di convalida, l'avvocato di D'Artagnan, il penalista Marco Cinquegrana, ha infatti sottolineato che l'aggravante non poteva essere contestata perché davanti alla Fontana di Trevi è presente una vigilanza fissa 24 al giorno e quindi non si può parlare di «esposizione alla pubblica fede». Motivazione condivisa dal giudice, che ha rimesso gli atti al pm Maria Bice Barborini per procedere per furto semplice. Il magistrato aveva, invece, chiesto di convalidare il fermo e l'emissione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Roberto Cercelletta, già tre anni fa, è stato prosciolto dal giudice Sabatini dopo aver rubato le monetine dalla Fontana. All'epoca era stato, infatti, disposto il «non doversi procedere» per mancanza di querela nel fascicolo. «Non si può contestare quell'aggravante quando sulla piazza è presente un'auto della polizia municipale giorno e notte», ha spiegato l'avvocato. Anche questa volta, se il «proprietario» del monumento non farà una denuncia contro D'Artagnan, arriverà un'altra piena assoluzione.