Le baby gang si fanno spot su YouTube
Pose ammiccanti e sguardo da uomini duri. «La baby gang di Ostia c'è e ci sarà sempre». Alin er mejo, Luci er pitbull, Edy er matto e altri ragazzini, tutti romeni tra i 16 e i 17 anni hanno pubblicato ben tre video su Youtube per farsi conoscere. A petto nudo e con le mutande in bella vista, le braccia conserte o avvolti dal fumo di una sigaretta, guardano fisso l'obiettivo mentre col dito medio alzato firmano ogni scatto che scorre a ritmo di rap sui filmati messi in rete. In gruppo contro un muro si lasciano immortalare mentre un graffito alle loro spalle li presenta in modo spiccio: «Baby gang». Il messaggio è chiaro: i bulli del litorale non abbassano la guardia. Lo sanno bene gli agenti del Commissariato Lido, che tra domenica sera e lunedì mattina hanno fermato e denunciato cinque minorenni in due diverse occasioni. Non sono gli stessi che compaiono nei filmati. Ma sono romeni anche loro e, come loro, vivono a Ostia. Non è neanche detto che si conoscano. I primi due ragazzini sono stati bloccati nel parco in via Pietro Rosa, lo stesso che fa da sfondo a più riprese alle foto dei ragazzini dei video. Entrambi sedicenni, di origini romene ma da sempre residenti sul territorio, sono stati sorpresi dagli agenti già ubriachi, a bordo di una macchina guidata da un ragazzo più grande. Nei loro zainetti sono stati trovati e sequestrati spray urticanti, una catena identica a quella con cui si fa fotografare «Edy er matto» in uno dei video al vaglio degli investigatori, una pistola ad aria compressa e due coltelli a serramanico. Incensurati e perfettamente integrati nella zona dove frequentano le scuole, dovranno ora rispondere di porto abusivo di armi e oggetti atti a offendere. Resta da capire, ancora, se quanto trovato dai poliziotti possa esser stato utilizzato dai ragazzini per commettere qualche episodio di violenza o eventuali rapine. A poche ore dal fermo dei bulli, al parco altri tre ragazzini, sempre romeni, sono stati denunciati per lancio di cose pericolose. Affacciati al balcone di un appartamento al secondo piano di via Tancredi Chiaraluce i bulli, ognuno con in pugno una pistola giocattolo, si divertivano a sparare proiettili di plastica contro i passanti. «Stavo camminando in strada quando ho sentito alcuni spari, come delle esplosioni – racconta una testimone – Ho cominciato a correre trovando riparo in un negozio. In pochi minuti hanno creato il panico tra la gente in strada che ha preso a scappare ovunque». Da chiarire la posizione del proprietario dell'appartamento nel quale gli uomini di Antonio Franco hanno sorpreso i tre bulli e i motivi per cui l'uomo, un 52enne italiano, li ospitasse. Senza parole i genitori dei cinque, tutti lavoratori e senza problemi con la giustizia. Le indagini, tuttora in corso, puntano a chiarire l'esistenza di un possibile collegamento tra i due gruppi.