Colf e badanti immigrati malati di tubercolosi Mesi di paura per il rischio contagio in casa
Conquest'incubo ha dovuto fare i conti un medico di famiglia, Isabella Mauro, madre di una bambina di 11 mesi, che a gennaio dell'anno scorso aveva assunto una collaboratrice domestica appena arrivata dal Perù. Dopo pochi mesi, ad agosto, la colf ha manifestato malesseri. La donna continuava a tossire nonostante le cure e solo dopo esami radiografici accurati è stata accertata l'infezione da tbc. E tutta la famiglia del medico ha dovuto sottoporsi alla profilassi preventiva. Il rischio è più vicino di quanto si creda. Quasi la metà dei 500 malati di tubercolosi a Roma e nel Lazio sono immigrati, passati dal 22% del '99 al 43% nel 2007. E la maggioranza sono concentrati nella Capitale, dove cresce l'allarme per il contagio nelle famiglie che hanno colf e badanti extracomunitarie in casa. In aumento anche se contenuta, in Italia, la Tbc che resiste ai farmaci (Mdr-Tb), dall'1% di nuovi casi nel '98-2000 al 2,7% nel 2008. L'allarme arriva dall'associazione Stop Tb Italia e Lilly Mdr-Tb partnership in occasione della odierna Giornata mondiale per la lotta alla tubercolosi. La malattia ora appare più vicina con i Mondiali di calcio: oltre alle migliaia di famiglie sudafricane, sono a rischio contagio anche atleti, staff, autorità, tifosi a causa dei possibili luoghi di trasmissione (stadi, mezzi di trasporto, ristoranti, alberghi). A Roma, il Comune in collaborazione con l'ospedale Spallanzani «sta seguendo da alcuni mesi un progetto per la diagnosi precoce della Tbc negli immigrati. Nei campi nomadi viene distribuito un questionario che viene compilato con l'aiuto di operatori sanitari, che evidenzia eventuali sospetti di Tbc. Le persone che rientrano nei casi sospetti vengono inserite in un percorso diagnostico e terapeutico», ha annunciato nel corso della presentazione della Giornata mondiale contro la Tbc, Ferdinando Aiuti, presidente della Commissione consiliare speciale politiche sanitarie del Comune di Roma. Ma per combattere la tubercolosi occorre fare di piu».