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Caso Brenda, un'ora da Csi

L'interno dell'abitazione di Brenda dopo l'incendio

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Un'ora per decifrare il presunto omicidio volontario del trans Brenda, tirato in ballo nel video-ricatto a Marrazzo. Ieri pomeriggio tanto sarebbe bastato agli esperti che lavorano in pool con gli avvocati della famiglia del viado brasiliano, per individuare il bandolo della matassa che avvolge l'incendio killer del 20 novembre nel monolocale sulla Cassia. Sono stati 60 minuti da Csi. Alle 15,30, all'uscita dal 180 di via dei Due Ponti, per tutti parla il regista della task force, l'ex comandate del Ris di Parma, Luciano Garofano. «Se ho un'idea del punto dal quale si è sviluppato l'incendio? Assolutamente sì - risponde - ma per correttezza nei confronti degli investigatori non è giusto fornire dei particolari». Ottenuto il nulla osta della procura che coordina l'inchiesta, l'ingresso nell'appartamento al primo piano era previsto per le 10,30. La mancanza di energia elettrica ha fatto slittare tutto alle 14,30. Nutrita la task force. Oltre agli avvocati Nicodemo Gentile e Valter Biscotti e a Luciano Garofano, c'erano i due medici legali Mauro Bacci e Laura Reattelli, l'esperto di informatica Paolo Reale (il collega Nanni Bassetti era presente al mattino) e il chimico Marco Saverio. L'autopsia ha stabilito che Wendell Mendes Paes è morto per asfissia: al piano terra dell'appartamento, la lenta combustione del materasso del divano a contatto con una valigia trolly ha bruciato l'ossigeno nell'ambiente, causando il decesso quando lo ha saturato del tutto, in circa mezz'ora. Come si iniziato l'incendio è il mistero. «Abbiamo effettuato rilievi fotografici che ora studieremo e verificato le condizioni dell'appartamento - spiega Garofano - Aspettiamo di avere nella nostra disponibilità anche le analisi della polizia scientifica per poter avere un quadro. Le ipotesi le faremo quando avremo tutti gli elementi per poter valutare. Se dovesse essere necessario non escludiamo comunque altri sopralluoghi». Il sopralluogo ha attirato al 180 gli amici di Branda, gli altri trans. «Grazie ai soldi ricevuti da Marrazzo» c'è chi è dibentata donna. «Era un mio cliente e pagava bene - dice - sono riuscita ad operarmi in Brasile e a diventare finalmente una donna». Ora lavora come parrucchiera alla Magliana.

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