L'ultima stoccata di D'Artagnan
L'ultima stoccata l'ha data all'alba di ieri. Poi, D'Artagnan, zuppo fino al collo della maglietta, ha deposto le armi. E uscendo dalla «sua» fontana, lasciandosi alle spalle le monetine che tornavano a riempire il fondo, si è consegnato alla polizia. D'Artagnan, alias Roberto Cercelletta, è un romano di 58 anni che da più di due decenni «lavora» a Fontana di Trevi. La sua specialità, quando ancora esisteva la Lira, era la pesca delle monetine nella vasca più famosa del mondo. Con un bastone e una calamita sulla punta infilzava le cinquecento lire come un moschettiere nella notte, scippando i sogni dei turisti che ancora oggi le lanciano nell'acqua esprimendo un desiderio. A volte la raccolta poteva fruttare un buon bottino. Uno stipendio. Ieri, al chiaro di luna, aveva messo insieme 618 euro e qualche sterlina, prima di essere preso con le mani nel sacco. Non è la prima volta che il nostro D'Artagnan viene colto in flagrante. Per anni ogni mattina ha ripulito il fondo della fontana. Almeno fino a quando il Comune non ha deciso di «purificarla» tutti i giorni, anziché una volta alla settimana. In quel giorno di fine luglio 2002 Cercelletta lanciò nell'acqua 50 centesimi con disprezzo. Per protesta. Il giorno dopo si presentò nella piazza armato di lama. E, degno del suo nome di spadaccino, si lacerò la pancia. Niente paura. Giusto un po' di sangue e lo spavento dei turisti. Il resto è gran teatro. La sua storia è così. Fatta di assalti alle monete con lo scopettone a rastrellare il fondo, eterni scontri con i vigili e proteste plateali a suon di «non mi arrendo!». Del resto c'è una sentenza della Cassazione a dire che quei soldi sono di tutti fino a quando non vengono raccolti dalla Caritas, che li usa per aiutare i meno fortunati. Tanto che le poche volte che ha dovuto «arrendersi» è stato per resistenza al pubblico ufficiale. Come in tutte le storie anche questo D'Artagnan ha la sua bella. Si chiama Nadia. Nell'agosto del 2002 si è immersa nelle acque di Fontana di Trevi portando via chili e chili di monete. Subito dopo è stata fermata dai vigili. Roberto Cercelletta, come altri «eroi» romani, è rimasto un personaggio tra le righe delle cronache cittadine. Negli anni, un blitz o una protesta alzavano di nuovo l'attenzione della platea capitolina sulle sue gesta. Come quando nel 2008 ripetè il taglio dell'addome con la variante del lancio della moneta sul turista di passaggio. O quando, lo scorso anno, si è arrampicò su una statua della fontana minacciando il suicidio. O infine quando, senza intimidazioni, restò ore sulla scultura di Nicolò Salvi. Quella volta sì che scese tra gli applausi della gente.