Da Centocelle ai Parioli per rapinare i ragazzini
«'Nnamo là che 'nnamo a colpo sicuro». Bulli in trasferta da Centocelle ai Parioli col tamtam degli amici per rapinare i coetanei dei quartieri bene. Un viaggio in autobus dalla periferia alle zone alte di Roma anche per rifarsi dei coetanei che indossano i piumini griffati da fighetti comprati in boutique, mica la versione taroccata da quattro soldi presa dal vu'cumpra di borgata. Ancora violenza tra i giovanissimi che incanalano il disagio sociale e le frustrazioni alleandosi in bande di minorenni che terrorizzano il territorio, da una zona all'altra di Roma. E adesso ci sono anche le baby-gang multietniche e in trasferta. Che si muovono da una zona all'altra con l'intento di rapinare chi è più fortunato e solo più ricco. Due quattordicenni sono stati minacciati con i coltelli, e rapinati di cellulari e soldi, mercoledì pomeriggio a piazza Ungheria. Una rapina con le lame in mano alle sette di sera, ma era ancora giorno. I tre aggressori sono un italiano, un peruviano e un tunisino, tutti incensurati. Due di loro hanno 16 anni, il più grande 17. Hanno affrontato ragazzi che hanno poco meno della loro età a volto scoperto, agitandogli due coltelli davanti alla faccia, nel cuore dei Parioli, certi del fatto loro e sicuri di non essere beccati. E invece non è andata così. Si sono messi ad aspettare il tram. E sul tram, con la refurtiva addosso e uno dei coltelli nella tasca dei jeans, li hanno arrestati i poliziotti del commissariato Salario Parioli, diretti da Vincenzo Vuono. «Vai lì che il bottino è certo». È stato questo il passaparola che ha portato i tre ragazzi arrestati a piazza Ungheria. A poca distanza c'è piazza Euclide, dove persino il figlio del sindaco Gianni Alemanno ha fatto le spese di una banda. Piazze dove i ragazzini stazionano sulle minicar, o in sella a scooter nuovi di zecca. Invece i figli degli operai di periferia devono accontentarsi del motorino di seconda mano, se va bene. I due ragazzini aggrediti a piazza Ungheria, sono figli di professionisti, nati e cresciuti ai Parioli, uno di loro era andato a trovare la nonna a casa insieme all'amico. Gli aggressori sono incensurati. Ma potrebbero aver colpito altre volte. La polizia sta indagando per un'altra rapina, uno di loro in particolare potrebbe essere coinvolto in una rapina ai danni di una minorenne qualche settimana fa. Da Centocelle ai Parioli anche per invidia. Con l'idea di rifarsi sui pischelli che per avere tutto non devono sudare e neanche chiedere, tanto paga papà. Un tamtam che si è diffuso tra i bulli di periferia. E li ha fatti agire pure per odio. Non solo a scopo di rapina. Ne è convinto il dirigente del commissariato Vincenzo Vuono. È un segnale nuovo. Le baby-gang non sfogano più la rabbia esercitando la violenza solo sui più deboli. Come è successo nell'assalto al bar dei bengalesi alla Magliana. Un raid seguito al tentativo di ottenere un anello di bigiotteria gratis da un ambulante che proprio nel locale devastato a via Murlo aveva trovato riparo per sfuggire alle botte. Alla Magliana, come nell'aggressione all'ambulante bengalese a Tor Bella Monaca, nell'ottobre del 2008, il movente era una guerra tra poveri. L'invidia che i nostri ragazzi di borgata covano verso «chi se la cava meglio di te solo perché è un immigrato», lo hanno detto spesso in questi giorni, lontano dai microfoni. Ed appare «più agevolato di un romano», anche quando «non rispetta le regole» come nell'occupazione dei marciapiedi da parte degli ambulanti abusivi.