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Botteghe storiche, c'è il nuovo bando

L'Aula Giulio Cesare, Campidoglio

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È ancora crisi nell'artigianato capitolino. Nonostante il bando del Comune per l'erogazione di un sostegno economico di 300 mila euro (nella misura di 30 mila per ciascun vincitore), le botteghe storiche della Capitale rischiano ancora di morire. E con loro mestieri e tradizioni che di generazione in generazione si sono tramandati fino a oggi. Da una parte c'è la rabbia degli esclusi al bando capitolino, arrivato finalmente dopo anni di vane speranze, dall'altra gli artigiani che continuano a tenere in vita con enormi sacrifici attività preziose ma che a causa di una concorrenza senza limiti e di una crisi economica che ha tra i suoi primi effetti quello del caro affitti, rischiano ora di passare dall'agonia alla chiusura definitiva. «Le regole sono regole e nonostante il rammarico per gli artigiani che sono stati esclusi dal bando per i cosiddetti "vizi di forma" - spiega il presidente della Commissione capitolina al Commercio, Massimiliano Parsi - non è possibile in alcun modo intervenire su un concorso che tra l'altro si deve ancora concludere con l'esame della commissione». Nulla da fare quindi per chi, come denunciato da Il Tempo pochi giorni fa si è visto escludere dal bando per un sostengo di 30 mila euro a causa di piccole diciture omesse o non corrette. La speranza tuttavia è sempre l'ultima a morire. «L'amministrazione si è da subito mostrata sensibile alla crisi delle botteghe storiche - continua Parsi - per questo come presidente della commissione commercio mi impegnerò affinché in sede di bilancio, che verrà approvato probabilmente entro aprile, venga valutata la possibilità di aprire un altro bando e dunque di reperire ulteriori risorse per sostenere queste preziose attività, che sono parte integrante della tradizione e della cultura della Capitale». Un nuovo bando dunque per dare speranza ma soprattutto sostegno alle botteghe storiche che rappresentano da qualche anno a questa parte l'anello più debole del commercio capitolino. Solo per ricordare gli ultimi casi, la signora Cesaretti della Clinica delle Bambole che ha dovuto lasciare la bottega in via Magnanapoli aperta nel 1939 per la vendita, da parte del Comune, del locale. Una vendita oggetto di una causa ancora in corso. Ancora, il grido di allarme della camiceria Bazzocchi, in via del Tritone e dell'antica libreria Cascianelli. Pezzi di storia, di mestieri, di valori che per decenni hanno sostenuto il tessuto economico e sociale della città. Una città chiamata ora a dare qualcosa in cambio.

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