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Rogo senza uscita

Incendio nel locale Sabor Latino a via Cappadocia a Roma (foto Gmt)

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Il Sabor Latino era una trappola mortale. E l'altra notte è scattata. Dopo le 23,30 è divampato il rogo. Tra le circa quaranta persone presenti (molte sudamericane e qualche romeno) è scoppiato il panico. Volevano uscire in strada, ma la porta di sicurezza del Sabor era chiusa, non si apriva. Si sono ammassati, urlando e piangendo. E allora sono corsi in direzione del fuoco, sperando di imboccare l'uscita. E invece hanno trovato la morte. L'orda si è buttata sulla vetrata, tutti spingevano, e in quattro hanno respirato il fumo assassino. Sono due ragazze di San Salvador e Guatemala, di 25 e 21 anni, un giovane peruviano Julio Cesar Ortega, residente a Casal de' pazzi, collaboratore deomestico, avrebbe compiuto 25 anni tra pochi giorni, e il romeno Vasile Maricel Danila, 24 anni, residente a Latina, operaio. Una decina di persone è rimasta lievemente intossicata. La probabaile causa dell'incedio un corto circuito e la bruciatura di un altoparlante. Il pm di Roma, Bice Barborini, ha aperto un fasciolo ipotizzando l'omicidio colposo plurimo. E ieri c'è stato il primo atto: i carabinieri della Compagnia Piazza Dante, che seguono le indagini, hanno denunciato il gestore dell'associazione, Bajram Mece, 50 anni, macedone. Le mura le ha avute in affitto dalla società Villini Siria, proprietaria dei negozi di via Cappadocia, dalla quale il macedone ha preso la gestione anche i due garage sulla rampa del civico 10. A quella maledetta porta di sicurezza è legato anche il fratello di Bajram, Sulimani Mece, 42 anni: avrebbe cercato disperatamente di aprire l'anta in metallo resa rovente dal fumo che aveva invaso il circolo. Ed ora Sulimani è ricoverato in ospedale con ustione di terzo-quarto grado alle mani. A terra, davanti alla porta, i carabinieri hanno trovato un cacciavaite, forse usato proprio per aprirla. Anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha puntato il dito sulle mancate norme di sicurezza del locale. «Il circolo Sabor Latino - ha fatto sapere il sindaco - era stato già oggetto della determina comunale del 15 dicembre 2009, che aveva proibito al gestore ogni attività di intrattenimento danzante, perché‚ il locale era privo dei requisiti previsti per legge per questo tipo di attività».

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