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Un imprenditore con il pallino per sport e rifiuti

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Sonostate le grandi passioni dell'imprenditore Angelo Deodati, vittima l'altra notte all'Eur dell'assalto in villa di una banda di cinque rapinatori italiani. Uno, il palo, pregiudicato salernitano residente a Grottaferra, è stato arrestato dai carabinieri. Gli altri sono fuggiti a piedi col bottino: 80 mila euro, diamanti e orologi. Deodati, classe 1935, è stato presidente del Latina, il primo patron dell'Ancona Calcio dopo l'epoca di Edoardo Longarini, concessionario del piano di ricostruzione del capoluogo marchigiano ed editore delle Gazzette, travolto da una serie di inchieste giudiziarie e processi. E ancora, alla fine degli anni Novanta presidente della Viterbese (1992-93). Ha guidato le sorti della società biancorossa nella stagione 1996-97, giusto il tempo per portare l'Ancona - confinata in C/1, dopo gli exploit degli anni Longariniani, quando era arrivata per la prima volta nella sua storia in serie A nel 1992 - in serie B. Poi ha ceduto il controllo della società a un gruppo capeggiato da Luciano Gaucci. Durante la stagione ha confermato la sua fama di "mangia-allenatori", con l'alternanza di ben tre mister. Successivamente Deodati è finito in un'inchiesta della procura di Ancona sulla gestione della società calcistica a partire dal 1996. Nel 2001 i guai legati all'affare rifiuti, con altre undici persone, tirato in ballo nell'ambito di una inchiesta relativa a un giro di appalti per lo smaltimento dei rifiuti a Pomezia.

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