L'ultimo «sollecito», o meglio la «richiesta di notizie sulla riorganizzazione dei turno e sulla revisione dei criteri per il diritto alla mensa» è del 19 febbraio.
Dauna parte si continuano ad elargire consulenze, dall'altra, invece, si chiede di stringere la cinghia. Il diritto al buono mensa, insomma, «è riconoscibile solo in presenza dell'orario che preveda turni di servizo in orario antimeridiano e pomeridiano - si legge nella disciplina dettata dalla Regione circa un anno fa - intervallati da una pausa non inferiore a quella prevista dalle leggi e il diritto di accedere alla mensa solo per quegli operatori che debbono garantire la presenza in servizio per un arco di tempo che comprenda l'orario del pasto». In altri termini si chiede di tagliare i buoni pasto e di riorganizzare i turni di lavoro a causa delle pressanti esigenze di risparmio all'interno della sanità regionale. Un concetto, del resto, ribadito sempre nella missiva del 19 febbraio: «...si richiedono notizie circa l'applicazione delle nuove disposizioni con l'indicazione dell'eventuale risparmio economico riscontrato». A questo punto, però, la domanda nasce spontanea: ma quanto vale questo buono pasto? Per i policlinici ad esempio, vale a dire il personale paramedico, il buono pasto è di 4,65 euro con la ritenuta in busta paga di un euro a buono pasto, vale a dire tre euro pari a un cappuccino e un cornetto. «Siamo ormai al paradosso - commenta Duccio Prosperi segretario regionale Ugl Università e ricerca - si parla del piano di rientro e della necessità di risparmiare, peccato però che questi sacrifici vengano sempre richiesti al personale dipendente e non alle dirigenze e agli amministratori di questa Regione che, al contrario, continuano ad elargire risorse per consulenze e incarichi. Il buono pasto poi, già ridicolo per il suo importo, non può essere oggetto di una disciplina regionale. Si tratta infatti di un diritto sancito dal contratto nazionale del Lavoro. I contratti, insomma, sono statali e collettivi. Va bene il federalismo ma in questo caso si esagera». Sus. Nov.