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Manifesti elettorali

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A venti giorni dalla chiamata alle urne, il Campidoglio mette i paletti per l'annunciata «invasione» elettorale a base di comizi e manifesti. Una spesa non indifferente per il Campidoglio in termini di impiego di vigili urbani e di pulizia della città. Ecco allora che si corre ai ripari. Per chi volesse tenere un incontro elettorale nella Sala del Carroccio o nella Sala della Protomoteca dovrà quindi pagare rispettivamente 200 e 300 euro, mentre è lasciata all'autonomia di ogni singolo Municipio fissare il prezzo per l'affitto dei locali municipali. Una novità questa che sorprende diversi consiglieri capitolini. Non è solo una questione di soldi però. Nel provvedimento di giunta si specifica infatti che «l'accesso ai locali comunali deve avvenire in misura eguale tra partiti e movimenti concorrenti». La par condicio, almeno, è garantita. Poi, proprio per non lasciare alcun dubbio la delibera torna a precisare: «...e che nessun onere deve essere posto a carico dell'Amministrazione». Di maniche larghe insomma non ce ne sono più. Novità poi per le affissioni, agli appelli del sindaco e delle candidate contro manifesto selvaggio, si risponde con l'installazione di mille impianti, ognuno dotato di 36 spazi di dimensioni un metro per due. Un numero enorme, destinato a portare nelle casse del Campidoglio decine di migliaia di euro. Solo per fare un esempio uno «stock» di 500 manifesti costa tra gli 800 e i mille euro, comprensivo di sconto del 50% applicato ai gruppi politici e associazioni. Un prezzo altissimo che tuttavia i candidati (tutti) tendono a non pagare per un motivo semplice: perché spendere tanto quando, cronometro alla mano, dopo dieci minuti il manifesto elettorale viene ricoperto, magari abusivamente, dai concorrenti?  

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