«Sui mezzi non si può stare in pace»
Michiedo se una ragazza, solo perché di bell'aspetto, debba essere spesso vittima di attacchi, verbali o fisici, fortemente offensivi, da parte del cosiddetto sesso "forte". Accade ovunque. In strada, nei locali e sui mezzi pubblici, a qualsiasi ora. Ci sono posti nel mondo dove prendere un bus è un piacere. Puliti, ordinati, spaccano il minuto e sono popolati da gente civile ed educata, a cominciare dai conducenti, che al mattino, quando sali e paghi il biglietto, ti salutano sorridendo. Ora, non solo è impensabile avere in Italia, o almeno a Roma, un servizio del genere, ma bisogna rassegnarsi al fatto che salire su un bus per recarsi a lavoro significa confrontarsi troppo spesso con soggetti riprovevoli. Può capitare di sentirsi scrutati con insistenza dall'extracomunitario di turno seduto di fronte. Il bus procede lento, e quel giorno sembra andare ancora più piano mentre tu non vedi l'ora di scendere al capolinea per non dover più incrociare lo sguardo sempre più invadente del "vicino". Può capitare anche, però, che a un certo punto, invece di guardare fuori dal finestrino per far finta di niente, istintivamente ti volti e lo ripaghi con uno sguardo altrettanto deciso per fargli capire che ti sta dando noia. È allora che il tipo comincia a dare sfogo alle sue frustrazioni sessuali con una serie di gesti intimidatori, offensivi, volgari, privi di senso e animaleschi. E tu, donna, per troppo pudore, sei costretta a tornare sui tuoi passi. Sul bus può capitare anche che un anziano dell'età di tuo nonno intoni una canzoncina dal contenuto esplicitamente sessuale solo perché da un pezzo non vede più un paio di belle gambe a un passo da lui. E anche lì, non rispondi. Dentro di te pensi che è un povero vecchio e ti fa solo un'immensa pena. Pensi anche che in fondo tra lui e il cinquantenne sfigato che un attimo prima ti ha tampinato con la Jaguar fino alla fermata non c'è poi tanta differenza. Ma si dice che al peggio, dello squallore, in questo caso, non ci sia mai fine. E così capita anche che un 16 agosto qualunque, alle 2 di pomeriggio, in una Roma deserta e assolata, alla fermata del solito bus, un altro "signore" ti si avvicini e con tono deciso ti domandi: «Quanto vuoi?». Così, mentre il bus non arriva mai, oltre che dal caldo cocente sei costretta a difenderti dalle richieste di chi non vuole arrendersi al fatto che non sei una "lucciola". E tutto perché con 35 gradi all'ombra ti sei concessa un vestitino! Eleonora Sannibale