In procura il nome di un vigile
.Gli uomini del Comandante Giuliani consegneranno domani ai magistrati la comunicazione della notizia di reato. Dopo la conclusione dell'indagine interna alla Municipale sulla sparizione di due contravvenzioni fatte dai "pizzardoni" del II Gruppo al presidente del Salaria Sport Village Giovanni Luigi Sotis, si chiude dunque anche la fase preliminare dell'inchiesta di polizia giudiziaria. Il reato ipotizzabile è sottrazione e distruzione di atti d'ufficio con l'aggravante del concorso. La sparizione del verbale sarebbe quindi avvenuta con l'aiuto di altre persone, probabilmente appartenenti al Gruppo Parioli. L'indagine interna al Comando sui presunti reati avrebbe comunque messo in luce - come ha voluto sottolineare il Capo della Municipale Angelo Giuliani - «il curriculum immacolato dell'operatore coinvolto in questa vicenda», che, ricordiamo, è partita dalle intercettazioni compiute dai Ros nell'ambito dell'inchiesta Grandi eventi. Nella conversazione telefonica il vigile del IV Gruppo chiedeva a Sotis di inviargli copia del verbale la mattina presto prima che potesse finire all'ufficio protocollo. La sottrazione sarebbe infatti avvenuta nell'unico momento possibile, e cioè all'apertura della cassetta dove vengono depositati i verbali elevati dagli operatori il giorno prima, procedura confermata dai vertici della Municipale. A questo punto bisognerebbe chiedersi a cosa serve il codice a barre sui verbali se poi si è ancora costretti a usare un sistema obsoleto come la cassettina. «In effetti - dice il Comandante del II Gruppo Maurizio Sozi, raggiunto in vacanza - il codice a barre c'è ma non serve a niente. È una di quelle cose fatte "pe' spaccà in 4 il capello" - spiega - ma poi ci si accorge che troppa rigidità non lascia spazi di manovra». Di che manovre parli non è dato saperlo. Sul codice a barre fantasma ha invece le idee molto chiare il rappresentante sindacale Gabriele Di Bella: «Dopo tanti anni ancora non si è capito che tipo di attuazione pratica debba avere. La verità - dice Di Bella - è che c'è una legge dello Stato, il codice della Strada, a cui questa amministrazione non si è ancora omologata. I vertici del Comando devono verificare cosa si è fatto, cosa non si è fatto e soprattutto cosa si dovrebbe fare per mettere fine a certe anomalie procedurali».