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Finita la musica, inizia la gazzarra

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Peril pasticciaccio bruttissimo del concerto interrotto al Pantheon è scattata la caccia al colpevole. Sì, perché nessuno si vuole assumere la responsabilità di quanto è accaduto domenica scorsa in uno dei monumenti più antichi e visitati della città eterna. E, molto probabilmente, alla fine il verdetto cadrà sulle spalle di un'«imputata» non processabile: la burocrazia. Per chi non avesse letto la notizia o visto il video su Youtube che sta coprendoci di ridicolo in tutto il mondo (ma che mostra solo una parte della verità) riepiloghiamo brevemente i fatti. È domenica 28 febbraio. Manca una manciata di minuti alle 18. Nel «tempio di tutti gli dei» fatto costruire da Marco Agrippa e poi ricostruire dall'imperatore Adriano è in corso un concerto di musica classica del quintetto italo-russo Bach Consort. I musicisti hanno concluso il penultimo brano e stanno per attaccare l'ultimo, quando una delle custodi si avvicina, parlotta con loro e annuncia al microfono: «Signori il Pantheon è in chiusura, siete pregati di avvicinarvi all'uscita. Il concerto è finito, perché oggi la chiusura è alle sei». Quindi, per essere certa di venir compresa anche dagli stranieri, aggiunge: «Pantheon is closed». Subito, dalla folla di circa 500 spettatori si levano urla di protesta: «Vergogna! Ma bravi! Complimenti!», grida il pubblico battendo le mani in segno di scherno. Qualcuno invita il quintetto a proseguire comunque. «Suonate, suonate!», e ancora battimani, questa volta d'incoraggiamento. Ma il capo del servizio di vigilanza interviene e fa sgomberare con decisione i «musicanti». La notizia del concerto mutilato non trapela. Venerdì, però, qualcuno «posta» il video su Youtube, i giornali finalmente la pubblicano, ed esplode la polemica. Il segretario generale dei Beni culturali Roberto Cecchi, dal quale dipende la Sovrintendenza di Roma, dalla quale dipendono i dipendenti del Pantheon annuncia che «preso atto della lettera di scuse con cui gli organizzatori hanno riconosciuto al propria responsabilità per disguidi riguardo gli orari, ha disposto un'ispezione per accertare quanto accaduto e assicurare» che «simili episodi non si ripetano». L'ispezione, in particolare, dovrà «rendere conto del comportamento del personale, all'apparenza del tutto inadeguato alle circostanze». Il sottosegretario Giro plaude all'iniziativa di Cecchi, fa le scuse al sindaco e ai cittadini della Capitale e, più tardi, rende noto che il ministro Bondi è «esterrefatto». Il Pd attacca Alemanno. Il solito polverone, insomma, dietro al quale si intravede un solo responsabile: il personale di sorveglianza. I custodi, oltre ai poco gradevoli commenti su internet, vengono insultati telefonicamente e di persona dalla gente che sfila davanti al loro gabbiotto. «Stamattina sono arrivate cinque-sei telefonate. Ma anche la sera stessa sono stata insultata. Non era mai accaduto», racconta la donna apparsa nel video. «Noi non possiamo chiudere oltre l'orario senza autorizzazione e l'evento, che doveva durare un'ora, è cominciato dopo le 17,30. Quindi, mancavano ancora 30–40 minuti alla sua conclusione, non quattro», aggiungono i sorveglianti. A dargli manforte è il segretario della Uil Gianfranco Cerasoli, che attacca il Mibac e la sovrintendente Federica Galloni: «Lei aveva autorizzato il concerto organizzato dall'Associazione culturale Iter dalle 16 alle 17», precisa Cerasoli. Dopo la richiesta di posticiparlo alle 18, si è scelta una soluzione di compromesso, cioè far iniziare «l'evento entro e non oltre le 17». Orario che sarebbe slittato per l'assenza di alcuni musicisti, costringendo perciò a ridurre i tempi dell'esibizione. Così, poco prima delle 18, «il personale, assediato» da altri spettatori «che premevano per entrare, per evitare problemi e garantire la tutela del bene e l'incolumità degli stessi visitatori, ha iniziato la normale procedura di chiusura», conclude Cerasoli. Sembrerebbe finita qui. Non è così. L'associazione Iter, infatti, fa sapere che non ha alcuna responsabilità e che non ha inviato lettere di scuse. «Ci siamo solo rammaricati via mail per quanto successo - sottolineano - Ma non abbiamo sbagliato e non abbiamo urlato allo scandalo». E allora? «La Sovrintendenza ci ha comunicato il cambiamento di orario il giorno prima, sabato, e non abbiamo fatto in tempo ad avvertire tutti gli spettatori - è la versione dell'Iter - Abbiamo offerto ai custodi di firmare una liberatoria per eventuali responsabilità e di pagare noi gli straordinari. Niente da fare. Il concerto, che doveva durare 50 minuti ed era gratuito, è stato ridotto a 30. E non è vero che alla fine mancava mezz'ora. Mancavano esattamente tre minuti e 24 secondi, l'ultimo movimento del pezzo di Vivaldi». Quindi, chi è da biasimare? «Il ministero non ha colpa», dicono alla Iter. I custodi neanche, sebbene siano stati un po' «troppo bruschi, perché c'è modo e modo...», continua il portavoce dell'associazione. «E poi trovare un colpevole non serve. È necessario un tavolo di dialogo fra autorità e organizzatori e serve capire se i monumenti sono una sorta di negozi d'antiquariato con orari rigidi e fissi o servono a valorizzare l'arte e la cultura di questo Paese».

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