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La protesta degli artigiani: «Bocciati per cavilli. Così chiudiamo»

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La commissione si deve ancora riunire ma il bando del Campidoglio per «l'erogazione del contributo economico rivolto al sostegno e alla tutela delle attività commerciali o artigianali riconosciute Negozio storico», ha fatto già discutere. Su circa cento richieste infatti ne sono state già bocciate 20 per i cosiddetti «vizi di forma». Si tratta, ad esempio, della mancata dicitura «Avviso Pubblico contributi negozi storici», o della mancanza del nominativo del titolare dell'attività sulla busta esterna. Cavilli burocratici che, nel caso delle botteghe storiche, significano la chiusura definitiva dei negozi storici della Capitale e non solo. Il bando, ricordiamo, prevede lo stanziamento di 300 mila euro, con un contributo massimo erogabile singolarmente di 30 mila euro (e comunque non superiore ai 50 mila). Una vera boccata di ossigeno per le decine di artigiani strozzati dalla crisi economica e dal caro affitti. Questi ultimi infatti sono passati da una media di 700-800 euro a 2-5 mila euro, a seconda della posizione e dell'ampiezza del locale. Mille, duemila euro in più al mese per chi rammenda tessuti, «cura» giocattoli di altri tempi, vende rare penne o libri antichi, è una cifra che «uccide» queste preziose attività artigianali. «Ho dimenticato di scrivere sul plico "avviso pubblico" - spiega disperato il titolare di una bottega storica - ho sbagliato, per carità ma questo significa che dovrò chiudere l'attività. L'affitto è troppo alto e senza un contributo non posso farcela». Stessa disperazione di un'altra titolare di un negozio storico del centro e di tanti altri che non hanno più neanche la speranza di poter ottenere quel contributo vitale per la loro attività. «Non posso crederci - dice con commozione - per una riga di testo sbagliato sul plico devo dire addio a più di mezzo secolo di lavoro». Le botteghe storiche sono un pezzo di storia e di tradizione della capitale, a farle sparire oltre la crisi c'è ora anche la burocrazia.

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