Noi agenti i veri detenuti
Spiagge e greti dei fiumi ripuliti dai detenuti. Invece di lasciarli oziare a Regina Coeli, facciamo uscire i carcerati che devono scontare solo un anno e mandiamoli a sgomberare le spiagge dai detriti accumulati dalle mareggiate. O sulle piste ciclabili a tutelare il decoro delle passeggiate dei romani. Le norme ci sono. Il Sappe spinge. E ha il sapore di un contrappasso dantesco la richiesta. «Chi ha creato un danno alla collettività, va messo a disposizione della collettività facendolo lavorare fuori dal carcere. Si potrebbe ricominciare da Capocotta, invasa dai detriti delle mareggiate della lunga invernata» dice Maurizio Somma, segretario regionale del Sappe (sindacato autonomo polizia penitenziaria), che oggi riunisce il suo Consiglio del Lazio: quartier generale il ristorante Il maniero a Villa Adriana. E ci sarà pure il segretario generale Donato Capece. In tre in una cella da sei. Mille detenuti in più nei 14 istituti penitenziari del Lazio, che ne ospitano 5.900 a fronte di una capienza regolare di 4.600. E di questi quasi 60% sono stranieri. Un tasso di crescita costante della popolazione detenuta a fronte di un organico di polizia penitenziaria in calo. «Solo 3.400 poliziotti penitenziari rispetto ai 4.136 previsti». Così finisce che i veri detenuti siano le guardie, costrette a turni massacranti di lavoro. «Auspicheremo ancora una volta una svolta bipartisan di Governo e Parlamento - anticipa la tabella di marcia Donato Capece -, in particolare di tutti i parlamentari eletti nel Lazio, per una nuova politica della pena, necessaria e non più differibile, che ripensi organicamente il carcere e l'Istituzione penitenziaria, anche alla luce della sostanziale inefficacia degli effetti dell'indulto. Oggi - ricorda Capece - il nostro Paese ha raggiunto un record di detenuti, più di 66mila, il più alto numero mai registratosi nella storia d'Italia. Solleciteremo una accelerazione sull'applicazione del Piano carceri, approvato il 13 gennaio. Per ora il Governo, il ministero della Giustizia ed il Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria si sono fatti scudo della drammatica situazione attraverso il senso di responsabilità del Corpo di polizia penitenziaria; ma queste sono condizioni di logoramento che perdurano da mesi e continueranno a pesare sulle 39mila persone in divisa (ed ai circa 3.400 agenti in servizio nel Lazio) per molti mesi ancora se non la si smette di nascondere la testa sotto la sabbia».