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Stop al suk abusivo dei Parioli

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La denuncia Il mercato del venerdì in viale della Moschea è una polveriera

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.Proviamoci noi a preparare una bella matriciana su strada, e vediamo cosa succede. Invece il suk a viale della Moschea apre e chiude ogni venerdì da vent'anni, senza uno straccio di autorizzazione. E siccome quando il gatto non c'è i topi ballano, arrivano anche gli zingari a dare manforte al gran bazar dell'illegalità, con le schifezze pescate dai cassonetti allestite sui banchetti che ostruiscono l'ingresso della pista ciclabile, e addio passeggiate dei romani. L'altro ieri ci hanno provato i vigili urbani del II Gruppo a mandarli via. Li hanno aspettati alla stazione del trenino sotto Monte Antenne. Ma i nomadi si sono spostati di 30 metri, traslocando su via Olimpica, prima dello svincolo per viale della Moschea. È un anno che il consigliere Pdl del II Municipio, Massimo Inches, si sgola. Ieri ha presentato un esposto alla Procura per richiedere «l'intervento della polizia municipale per far applicare le normative vigenti in materia di abusivismo commerciale». Il caso è noto ai vigili urbani. L'opportunità di «un intervento mirato e coordinato che, per evidenti implicazioni di carattere politico e d'ordine pubblico, non può affrontarsi superficialmente e che, comunque, non è ulteriormente procrastinabile» l'ha evidenziata il comandante del II Gruppo, Maurizio Sozi, che martedì ha inviato una lettera a Massimo Inches e, per conoscenza, al presidente della commissione Sicurezza urbana del comune di Roma Fabrizio Santori. Il Municipio punta a risolvere il problema con le regole. «Il 17 febbraio - scrive Sozi - si è tenuta un'ulteriore riunione per trovare una soluzione che eviti attriti tra la comunità musulmana e le forze dell'ordine» e «con nota prot.9719 del 18 febbraio a firma congiunta del presidente e del direttore del II Municipio venivo informato che la deliberazione sull'argomento in oggetto è in fase istruttoria». Nel 1995 il primo tentativo di legalizzare il mercato fallì. «L'allora II Circorscizione emise un bando per regolarizzare la situazione - ricorda Inches - ma nessuno dei venditori presentò domanda, perché nessuno è in regola con l'iscrizione alla Camera di commercio e con i requisiti sanitari».

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