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Bustarelle per i restauri del Pantheon

Pantheon

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La chiesa di Sant'Ignazio di Loyola, il Panheon, la chiesa di San Bartolomeo all'isola Tiberina. Regalie e bustarelle per evitare i controlli delle Soprintendenze durante i restauri dei monumenti simbolo di Roma nel mondo. È quanto si legge in un'anticipazione del settimanale L'Espresso di un articolo scritto da Gianluca Di Feo e Stefania Maurizi. «Tutto comincia a Terni, nel novembre 2008, quando - è scritto nell'articolo - la Procura guidata da Fausto Cardella fa arrestare tre funzionari della Soprintendenza di Perugia e un imprenditore di una società specializzata nel restauro con cantieri in tutta Italia: la Olimpo di Roma. Uno dei colossi nel settore dei beni culturali, attivissima nella capitale.   L'accusa per i funzionari della Soprintendenza è di aver intascato 70 mila euro per chiudere un occhio sui lavori della Olimpo, che si è aggiudicata il recupero di alcune chiese umbre». Durante la perquisizione della sede romana della società le Fiamme Gialle di Terni scoprono 250 mila euro in mazzette e un libro mastro in codice. «A quel punto - spiega l'articolo - i soci della Olimpo ammettono le regalie per i cantieri umbri. Poi un ex socio rimasto nell'azienda come direttore tecnico, Giuseppe Calleri, collabora con gli inquirenti». E decifra le sigle della lista nera, fornendo le generalità di due funzionari: un geometra e un architetto della Soprintendenza Statale di Roma. Soldi per i restauri di «S. Maria della Vittoria, S. Lorenzo in Miranda e persino l'ex carcere del San Michele».   E tangenti anche per i restauri delle abbazie di Farfa e Montebuono: 10 mila euro e «una ricca mancia per un altro dirigente. Nell'elenco delle dazioni in denaro appare anche il Pantheon, «ma era un premio per un dipendente molto capace», e 5 mila «per la segreteria di Mario Mei» consigliere comunale del Pd. I giornalisti concludono sostenendo che «da quando il dossier con le rivelazioni è stato trasmesso alla procura di Roma, tutto è rimasto nel silenzio».  

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