Assalto al "fortino" Ama

Non solo le dimissioni di Stefano Andrini, ma l'opposizione, in pieno clima elettorale, punta in ancora più in alto e, dopo aver chiesto la testa dell'Ad di Ama, Franco Panzironi, arriva a invocare le dimissioni del sindaco Alemanno. Un vero e proprio attacco al «fortino» Ama, entrato nella bufera dell'inchiesta Fastweb-Telecom e nella quale accanto al nome del senatore Pdl, Nicola Paolo Di Girolamo, è spuntato anche il nome dell'amministratore delegato di Ama Servizi Ambientali, Stefano Andrini che si è dimesso. A sostituirlo ieri Giovanni Fiscon, già direttore di Operazioni Ama spa. Una «nomina» interna, dunque come soluzione tecnica e politica che ha come primo obiettivo quello di smorzare i toni di un attacco politico che trova proprio in questi giorni una poderosa alleanza con la campagna elettorale per le regionali. Al di là di Andrini, che ha comunque incassato l'apprezzamento di sindaco e maggioranza Pdl per un «atto di responsabilità» come quello delle dimissioni, la «partita dell'Ama» si gioca su fronti ben più ampi. Il piano di rilancio dell'azienda capitolina che si occupa di igiene ambientale è infatti giunto al suo secondo passo. Risanato il bilancio che vedeva l'azienda in passivo per un miliardo di euro, è arrivato il momento di «rimpinguare» le casse. Potenziamento dei servizi, investimenti su mezzi e uomini, rimodulazione della tariffa. È questo il secondo passo sulla strada della trasformazione in società per azioni dell'Ama. Una trasformazione strumentale alla partecipazione dell'azienda all'intero ciclo dei rifiuti. In altre parole produzione di energia, magari creando una joint venture con Acea. Solo a quel punto infatti Ama sarà una società non solo in «attivo» ma anche con solide prospettive di profitto. Ecco allora perché l'attacco al «fortino» Ama si fà sempre più duro. In ballo non c'è tanto la nomina o le dimissioni di Andrini ma una prospettiva finanziaria ben al di sopra della politica capitolina.