Saldi illegali, ma i vigili non vedono
«Ma i saldi non erano finiti?» C'è incredulità nello sguardo di chi, di fronte alle vetrine di molti negozi di abbigliamento, legge ancora la scritta «saldi», «tutto al 50%», «ribassi d'occasione». Naturalmente anche un po' di contentezza nel pensare che una volta entrati potranno acquistare merce invernale a metà prezzo. Siamo in pieno centro storico, non manca la polizia municipale a presiedere le strade a maggiore afflusso di cittadini e turisti. Come non accorgersi che decine di esercizi al dettaglio reclamizzano saldi in barba alla legge che vieta simile comportamento fuori dalle sei settimane previste? Eppure è così: diversi negozianti vendono quello che è rimasto loro in magazzino per lo più a metà prezzo, i consumatori acquistano guardandosi bene dal farlo notare e i vigili fanno finta di non vedere. Piccolo particolare, i saldi sono finiti sabato 13. Le vetrine dovrebbero quindi esporre solo capi della nuova stagione a prezzi pieni. Oppure quello che resta della stagione invernale ma non a prezzo di saldo. Invece, solo in parte questo succede. Ieri li abbiamo contati: 50 negozi in centro (tra via del Corso, Corso Vittorio Emanuele, zona del Pantheon), 15 che reclamizzavano i saldi alla luce del giorno. Altri 5 adottando qualche piccolo stratagemma. Per esempio dietro alla scritta «vendita promozionale» si nascondevano cartellini con il doppio prezzo e la percentuale di sconto; esposti i capi della nuova stagione ma una volta entrati, semi nascosti, vari indumenti sul quale cartellino campeggiava in bella vista la scritta saldi. Stessa situazione l'abbiamo registrata (e fotografata) in altre vie commerciali della Capitale: via Cola di Rienzo, via Appia, via Marco Polo, via Boccea. E i saldi fuori stagione li fanno anche le grandi firme, raramente dichiarati in questo caso, basta però entrare nel negozio e chiedere di acquistare un capo di abbigliamento invernale per sentirsi rispondere che sopra c'è il 30 o il 40 o anche il 50% di sconto. «Il comportamento in sé è scorretto – chiosa Roberto Polidori della Federabbigliamento-Confcommercio – e pertanto va sanzionato. Ma è anche indice della situazione difficile che sta vivendo il settore, tra calo dei consumi e problematiche irrisolte. Come associazione abbiamo segnalato al Comune 7-8 casi di saldi mascherati, ma sinceramente mi farebbe piacere sapere quante sono state le multe elevate nei confronti di chi ha violato la legge, perché a mio parere i controlli sono insufficienti». Tutto questo fa riaccendere la polemica sulla data di inizio dei prossimi saldi che secondo il calendario regionale cade il primo sabato di luglio, vale dire il 3. «Assolutamente sbagliata – incalza Polidori – la legge va cambiata ma a livello nazionale, deve esserci un inizio uguale per tutte le regioni. Da tempo lo chiediamo, ma le divisioni e le spaccature su questo sono ancora evidenti». «Il saldo deve essere di fine stagione – ribatte Valter Giammaria, presidente della Confesercenti provinciale – appena sarà eletto il nuovo presidente della Regione chiederemo subito una revisione della legge».