Sotto torchio per lo stupro
Unalunga lista di interrogatori. I carabinieri vogliono stringere le indagini sul presunto stupro che sarebbe avvenuto l'8 febbraio nell'ex scuola «8 Marzo», alla Magliana, occupata dal centro sociale Macchia Rossa. Vittima una italiana di 40 anni, sfrattata un mese prima da un appartamento dove viveva nello stesso quartiere. Denunciati un italiano, Sandro Capuani, e tre nordafricani. L'accusa per la violenza è stata messa nera su bianco, quella sera la donna è stata soccorsa all'ospedale San Camillo, ma i militari non hanno ritenuto gli indizi così schiaccianti da sostenere l'arresto del sospetto. Secondo il racconto della donna, chi ha abusato di lei avrebbe avuto un rapporto protetto, facendo uso del profilattico, non consentendo quindi di rilevare tracce biologiche evidenti e senza l'ombra del dubbio. Questa è la sua versione. I nuovi accertamenti iniziano ora. I carabinieri, però, vogliono estendere le loro curiosità investigative anche su altri episodi all'apparenza connessi a questa vicenda. La quarantenne ha riferito che Capuani (detto Sandrone), al quale dopo lo sfratto lei si era rivolta per abitare nel complesso, è lo stesso che quella sera l'avrebbe ricattata: «Se non vieni a letto con me esci fuori di qui». Sono ipotesi tutte da verificare. Rileggendo però gli interrogatori della prima inchiesta, quella che nel settembre 2008 ha portato agli arresti di cinque membri del comitato di occupazione dell'«8 Marzo», tra i quali anche Sandro Capuani, i carabinieri hanno rintracciato le testimonianze di alcune donne, ospiti dell'edificio occupato, che hanno riferito strani episodi che sarebbero avvenuti all'interno del complesso. Uno in particolare, nell'aprile di due anni fa. Parla una straniera che risiedeva nell'ex scuola: «Quell'uomo (Capuani) tra la mezzanotte e l'una ha tentato di entrare a forza nella mia stanza, nonostante il mio divieto, e per tale ragione ha rotto la porta d'ingresso. Poi il fragore fatto è stato sentito dagli alloggianti che sono accorsi e lui a quel punto ha desistito». Questa storia non è mai stata presa in considerazione dagli inquirenti, né dagli investigatori. È rimasta scritta e senza peso. Ma adesso quelle poche righe di testo riemergono e assumono spessore. Secondo i carabinieri, possono testimoniare non la presunta colpevolezza di Sandrone per una tentata aggressione, ma un clima di tensione all'interno dell'ex scuola che potrebbe aver fatto da parevento a casi simili. E quindi da accertare. Il centro sociale Macchia Rossa da subito ha preso le distanze dal presunto stupro. Prima in modo netto, riferendosi al fatto senza fornire troppi dettagli. Martedì 9 febbraio: «Una occupante della ex scuola "8 Marzo" ha sporto denuncia per stupro contro tre uomini facenti parte della stessa occupazione. Le compagne e i compagni del centro sociale Macchia Rossa, pur ignorando i dettagli della vicenda, si schierano totalmente a fianco di questa donna. Condanniamo l'ennesima violenza di genere. La nostra storia ci ha insegnato che non esistono spazi liberati se non si mettono in discussione i rapporti autoritari e violenti fra uomini e donne». Il secondo testo, invece, è grave e circostanziato. Porta la data del 17 febbraio: «Noi ci schieriamo a fianco di questa donna. Abbiamo, invece, appreso con rabbia e rammarico che non ha ricevuto alcun tipo di solidarietà da parte degli altri occupanti. Anzi è stata letteralmente cacciata fuori dalla "8 Marzo" dopo essere stata picchiata! Tra le persone accusate di violenza c'è Sandro Capuani, un occupante che, pur non avendo mai fatto parte di Macchia Rossa, è stato coinvolto nel procedimento giudiziario contro alcuni militanti e una militante del centro sociale. Esprimiamo la nostra netta condanna nei confronti di tale soggetto a cui, da ora in avanti, neghiamo ogni forma di sostegno politico, legale ed umano».