I compagni: «Silenzio e rispetto»
Ilcomandante sa che quei ragazzi che riporta a casa da Londra hanno perso un'amica nel peggiore dei modi. A bordo un'atmosfera di affettuosa e discreta accoglienza. Anche gli altri passeggeri sanno, ma non fanno domande. Sono solo gentili, sorridono. Qualcuno dice: sappiamo, vi siamo vicini. L'atterraggio, con qualche scossone di troppo, rompe l'ovattato silenzio di lacrime, disperazione e rabbia prima che la vita ricominci con il banco di Maria Critina vuoto. Per sempre. Il preside ha chiesto un'uscita protetta per i ragazzi, ma il varco è il T3 quello davanti al quale aspettano i giornalisti per conoscere la versione di chi c'era. Il passaparola è veloce. I ragazzi si coprono il volto, non vogliono essere fotografati né intervistati. I genitori fanno cordone e a Lamberto Magnoni dell'agenzia informativa interna all'aeroporto viene comunicato che i ragazzi devono essere lasciati in pace. I genitori lo spiegano alzando la voce. Per prima esce una compagna di Maria Cristina con il padre, Silvio Tucci, che l'ha raggiunta per stare accanto a lei e a tutti gli altri, ha offerto la cena a tutti. Pochi minuti ed eccoli, i compagni e gli amici di Maria Cristina. I quindici alunni della III A e gli altri studenti che la conoscevano poco o di vista ma che ora non la dimenticheranno. Le sciarpe sul volto, il cappello sugli occhi. Obbediscono alla decisione che hanno preso insieme: nessuna dichiarazione nel rispetto dei genitori di Maria Cristina e di Matteo, il suo fidanzato. Loro non vogliono accettare nessuna altra ipotesi sulla morte che non sia un incidente in seguito a un malore. Sostengono che Maria Cristina abbia fatto sei piani di corsa alla ricerca dell'unica finestra che si apriva quattro piani sopra la sua stanza per prendere una boccata d'aria per cercare sollievo dalla febbre e dal mal di testa. I compagni dell'ultimo viaggio tacciono. Chi le stava più vicino non può non sentirsi coinvolto al punto di non voler accettare null'altro che il ricordo di una ragazza che aveva troppe speranze e desideri per non voler provare a realizzarli. ha collaborato Giulia Bianconi