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In Ambulanza con la scorta

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In due sulle ambulanze, compreso chi guida, anziché in tre, perché manca il personale. Succede anche questo. In una situazione tale si espongono al rischio-aggressione anche gli infermieri del 118 che non sono in grado di affrontare le emergenze. Quanto sia facile diventare il terminale delle ire dei parenti dei pazienti lo racconta un operatore del 118, nella mail inviataci dopo il servizio sull'aggressione a quattro infermiere del San Camillo, picchiate dai parenti di una paziente, che si sono vendicate della lunga attesa al pronto soccorso all'alba dell'8 febbraio.   Gentilissimo Direttore, Le scrivo perché lavorando a stretto contatto con il personale del Pronto soccorso del San Camillo anche io vivo direttamente, come tutti i miei colleghi del 118, lo stesso problema della sicurezza. Ho appena letto l'articolo di Grazia Maria Coletti sulle aggressioni sia fisiche che verbali al pronto soccorso del San Camillo-Forlanini, ripreso e pubblicato sul sito del Nursind, il sindacato degli infermieri. E posso dirle che anche noi operatori del 118 dobbiamo guardarci le spalle. Noi entriamo nelle case delle persone e non sappiamo mai cosa ci attende dietro quelle porte. Spesso va tutto bene ma spesso ci dobbiamo muovere tra malati di mente violenti, ubriachi, drogati e sieropositivi all'hiv feriti, che spesso usano il loro sangue come minaccia. In questo contesto, risse e aggressioni ci sono spesso evitate solo grazie all'arte della sopravvivenza appresa sulla strada, anche se noi spesso lavoriamo con il codice civile in mano ma, come Lei ben sa, politica e saper fare sono diametralmente opposti. Ci troviamo, grazie alle leggi Italiane, a farci questa domanda: se faccio, sbaglio perché non posso fare, ma sono un'infermiere e, se non faccio, sbaglio perché avrei potuto evitare il peggio, e tutto questo senza il conforto dei tuoi dirigenti che, ormai sindacalizzati, si comportano più come politici in carriera che come medici. Spesso siamo aggrediti anche noi dal pubblico, esattamente come succede ai nostri colleghi infermieri di Pronto soccorso. capisco che dobbiamo essere sul posto in max 8 minuti e che, per chi aspetta, spesso 5 minuti sono un'eternità: gli 8 minuti per noi scattano da quando ci arriva la telefonata dalla centrale operativa, ma se tardano a passare il soccorso per telefono, magari perché in quel momento ce ne sono molte in attesa, quando arriviamo anche in 5 minuti, per loro ne sono passati 20 e può succedere di arrivare alle mani, agli insulti, ai calci sulla schiena come se fossimo banditi, e questo sfocia oltre che nel malcontento anche a giorni di prognosi per il malcapitato e la soppressione del mezzo per mancanza di personale o a estenuanti doppi turni per chi ha già svolto il suo, per mancanza del cambio, sempre per assicurare il minimo assistenziale alla popolazione che ne ha diritto. Vengo al punto della mia lettera: i nostri equipaggi sono composti da 3 persone, un infermiere, un autista ed un barelliere; tutti e tre soccorritori, cioè addestrati all'emergenza, massaggio cardiaco, uso del defibrillatore, immobilizzazione dei politraumatizzati ecc. L'amministrazione per motivi economici assume personale infermieristico a tempo determinato e non assume nuovi barellieri per sopperire il posto lasciato vuoto da chi per età raggiunta è andato in pensione o per problemi fisici è dovuto scendere dalle ambulanze o è stato trasferito ad altra mansione. Questo ci porta a impegnare le ambulanze con due sole figure professionali e quando tutto va bene fai il soccorso in 2. Ma se il soccorso si complica perché c'è un arresto cardiaco o un trasporto da casa in ambulanza con il telo per le scale ti viene chiesto di chiamare un'altra ambulanza in aiuto; se si tratta di un blocco cardiaco, il trasporto in ospedale in tempi rapidi fa la differenza fra la vita e la morte del paziente. Lei immagini ora se debbo chiamare rinforzi come i tempi si dilatano: nei vari corsi ci insegnano che la tempestività è alla base del soccorso, ma poi ci mandano in 2 sulle ambulanze con minacce di rappresaglie legali tipo abbandono di servizio o omissione di soccorso se ti rifiuti... Operiamo spesso alla Magliana: secondo lei il figlio o il parente di uno sfortunato in attesa di una seconda ambulanza avrà forse diritto ad innevosirsi davanti ad un genitore morente e ad un'amministrazione che non si cura dei diritti dell'utente? E secondo Lei, su chi scaricherà il suo malcontento? Tutto questo se c'è una macchina disponibile, perché se non c'è un'altra ambulanza in supporto che ti viene ad aiutare: o aspetti, o come ti viene detto per telefono, carichi e porti via. Ma se serve, come si fa a fare il massaggio cardiaco e ventilare, con una sola persona a bordo, mentre l'altro guida a folle velocità nel traffico...? Mi chiedo perché mai noi dobbiamo continuare a rischiare la nostra incolumità fisica in questo tipo di soccorsi, perché il paziente non ha diritto ad un'assistenza all'altezza delle tasse che ha sempre pagato, perché dobbiamo poi andare a rispondere di eventuali denunce dei parenti offesi da questo sistema a dir poco irrispettoso... Potrei parlare con Lei per ore senza prendere fiato ma spero di averle fatto capire che anche noi del 118 andiamo incontro a tanti problemi perché siamo noi a contatto con il malato. Per favore, non pubblichi il mio nome e la mia mail anche se li conosce, sono un dipendente pubblico e vorrei che mi trattasse come un anonimo. Grazie per il suo tempo e la sua comprensione Paolo, e-mail

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