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Addio al Casilino 900

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Il sindaco di Roma Alemanno chiude i cancelli del campo Casilino 900

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Cinquant'anni di baracche, quaranta di fango, sporcizia, condizioni igieniche indegne per un campo nomadi di una città che si fregiava di essere «accogliente». Da ieri è tutto finito. Il campo Casilino 900, uno dei più grandi d'Europa, ha chiuso. «È una vittoria della legalità e della solidarietà. È una giornata storica – ha detto ieri Gianni Alemanno, sindaco di Roma - Le persone sono state trasferite in campi vivibili, dove c'è legalità e integrazione. Abbiamo cancellato questa vergogna di Roma con il concorso di nomadi e comitati di quartiere». Chiusi i cancelli del campo che ieri, sembrava strano, era fonte del solo rumore delle ruspe. Nessun vociare, calma assoluta, anche tra i cani: saranno presi in custodia dai servizi veterinari. C'erano solo gli strilli contenti di una piccola nomade, Natasha, che correva mostrando fiera la palma della mano sinistra: con l'autografo del sindaco. Altre sue amichette hanno poi voluto lo stesso regalo da Alemanno. Il primo cittadino ha ringraziato le comunità nomadi, il prefetto Pecoraro, la Croce Rossa Italiana per il suo ruolo insostituibile, l'assessore ai Servizi sociali, Sveva Belviso che ha lavorato per due anni al problema, Angelo Scozzafava, direttore del V Dipartimento e attuatore del prefetto per l'emergenza nomadi, le forze dell'ordine e i vigili urbani. Fra i protagonisti di tanti anni di lotte, il comandante dell'VIII Gruppo della Municipale, Antonio Di Maggio, conosciuto per la sua risolutezza, ma anche per la sua forte carica umana, tanto che anche ieri famiglie rom gli si avvicinavano per capire come risolvere un problema burocratico e come organizzarsi. «Al Casilino 900, fra un mese, la bonifica dell'area per riconsegnarla alla cittadinanza come parco pubblico – ha proseguito il sindaco – Qui un'intera città ha lavorato, unita, per una grande vittoria». L'area diverrà naturale estensione dell'attuale Parco Archeologico di Centocelle verso viale Togliatti. «Il dialogo fa trovare le giuste soluzioni - ha detto Bruno di Venuta, presidente del Comitato di quartiere Torre Spaccata - È il primo tassello per rimediare al degrado della zona. Domani ci sarà da risolvere il problema sfasciacarrozze». La bonifica passa infatti per lo spostamento degli autodemolitori che si affacciano su viale Palmiro Togliatti, un problema che si trascina da decenni. All'ex campo Casilino 900, le due baracche superstiti sono state demolite all'arrivo del sindaco, verso le 13, ultimo atto delle operazioni di trasferimento dei nomadi iniziate il 19 gennaio e, appunto ieri, degli ultimi 40 abitanti. I campi utilizzati per i trasferimenti, Salone, Camping River, Candoni e Gordiani. «Abbiamo lottato anni con un'infinità di iniziative – ha sottolineato Anna Maria Addante, presidente dell'Associazione Inquilini e Proprietari – Bisogna dare atto che l'attuale amministrazione ha dimostrato di avere volontà e di agire di conseguenza». «Abbiamo vissuto per circa 40 anni senza acqua, luce, bagni chimici – ha detto Najo Azdovic, portavoce dell'associazione Rom a Roma – È finito il buonismo, l'accoglienza di facciata degli anni scorsi che ci ha relegati a vivere in quel modo come neppure nei campi palestinesi si può vedere». «Ringrazio i protagonisti di questo dialogo diretto con l'attuale amministrazione di Roma - ha proseguito il portavoce - Finalmente molti nomadi hanno oggi un loro posto con acqua calda. Abbiamo le nostre responsabilità passate di connivenza con situazioni di criminalità, ma oggi chi non vuole vivere nella legalità deve essere allontanato». Lo stesso Azdovic sta ultimando un memoriale-dossier sugli anni al Casilino 900 in cui descrive «interessi, storie nascoste, vicende umane del campo. Qui sono nati 15 mila nostri bambini e sono morte 1.200 persone. Spero i nostri piccoli non vivano più in simili situazioni». Prossimi campi da smantellare, Tor de Cenci e La Martora.

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