Casilino 900, chiude il campo rom

Cade l'ultima baracca del campo nomadi Casilino '900. E si chiude, simbolicamente, il cancello dell'area che ha ospitato per 50 anni oltre 600 persone. «Oggi è una giornata storica», ha detto il sindaco Gianni Alemanno questa mattina alle operazioni di abbattimento dell'ultima baracca. L'area del Casilino '900 sarà trasformata in un parco pubblico. Mentre chi vi viveva «è stato trasferito in campi vivibili», ha aggiunto il sindaco. Nato negli anni '50, come ha ricordato il sindaco, «Casilino '900 è stato inizialmente occupato da italiani». Per anni, «qui non c'è stata nè acqua nè luce - ha detto Alemanno - quest'anno abbiamo fatto un patto di legalità e di integrazione con la popolazione rom che ci ha permesso di portare l'acqua e la luce e di eliminare l'immondizia accumulata in decine di anni». Lo sgombero del campo è iniziato il 19 gennaio dopo la firma di un patto di collaborazione tra rom e amministrazione comunale. «Entro un mese sarà bonificata tutta l'area e la restituiremo alla vita del quartiere», ha detto Alemanno sottolineando che «in quest'area abbiamo trovato Eternit». Questa mattina, le ultime 40 persone residenti nel campo sono state trasferite e ricollocate in campi attrezzati (Salone, Candoni, Gordiani) o presso strutture del Comune di Roma adibite all'accoglienza di madri con bambini. «Negli spostamenti nei diversi campi autorizzati - ha aggiunto Alemanno - sono state garantite le diverse appartenenze etniche e ogni famiglia è stata ricollocata secondo queste logiche di compatibilità e di convivenza nei diversi campi». E se l'assessore capitolino alle Politiche sociali, Sveva Belviso ha tenuto a sottolineare come «senza l'aiuto della comunità rom non saremmo mai riusciti a completare questa operazione», il presidente del comitato di quartiere Torre Spaccata, Bruno Di Venuta ha parlato di uno «sogno che si realizza: dopo anni di promesse il quartiere si riappropria di uno spazio finora degradato. Da qui comincia la riqualificazione delle periferie». Infine il prefetto, Giuseppe Pecoraro: «Siamo riusciti a vincere una scommessa sulla quale io stesso avevo qualche dubbio un anno fa: ora inizia il passaggio alla fase di integrazione. Un passaggio difficile ma non impossibile».