Anche incappucciato Pasquino non sta zitto
«Potete pure fasciarlo ma Pasquino non starà mai zitto». Chi ha attaccatto quel biglietto ha proprio ragione. Perché la più celebre statua parlante di Roma continua ad essere una meta imperdibile del buon turista. Ma è anche un pezzo unico di storia popolare e sono tanti i romani che non rinunciano a fargli visita. Nonostante da quattro mesi sia coperto dagli sguardi indiscreti. I lavori di restauro sono iniziati il 14 ottobre scorso. A dicembre sono finiti. E i romani ora chiedono di svelarlo. Di non aspettare ancora. Perché quei versi irriverenti, quelle rime di sfida al potere costituito sono una tradizione, un costume che affonda le radici nella storia della città. Senza le «pasquinate» quell'angolo tra via del Governo Vecchio e via di San Pantaleo perde l'anima. Dal XVI al XVIII secolo i foglietti affissi di notte sulla statua erano il modo per sfogarsi contro la corruttela dello Stato Pontificio. Così come faceva il leggendario Pasquino (anche se non si sa bene chi fosse, un fabbro, un sarto o un letterato). Oggi sono diventati la sfida sarcastica rivolta a politici e istituzioni. Anche ieri gruppi di amici, turisti, giovani coppie e famiglie al completo si soffermavano davanti alla statua. La sorpresa e il rammarico di trovare un Pasquino imbacuccato era tanta. «Speriamo che ce lo restituiscano presto», sospira una ragazza al fidanzato. Intanto due anziani si avvicinano per leggere meglio una satira attaccata sul lato destro della statua. Riporta la data del 23 dicembre scorso. L'autore si rivolge al «caro Pasquino» e gli confessa tutta la sua nostalgia: «Quanto mi ha fatto male il vederti l'antivigilia di Natale accartucciato come un pacco postale da spedire in un luogo non si sa quale». Ma se la statua è stata incappucciata è proprio per riportarla al suo antico splendore. I lavori di restauro al busto marmoreo in stile ellenistico, risalente forse al III secolo a.C., sono stati voluti ed effettuati grazie all'associazione abitanti centro storico. Un'iniziativa che ha già permesso di far risplendere altre tre statue parlanti (l'Abate Luigi di piazza Vidoni, Madama Lucrezia in piazza San Marco e il Facchino di via Lata) grazie a 70 mila euro di sponsor privati e al contributo di Regione e Provincia, d'intesa con il Comune e la Sovrintendenza. «Aspettiamo da un momento all'altro che Municipio e Sovrintendenza ci comunichino il giorno della presentazione ufficiale - spiega Viviana Di Capua dell'associazione abitanti centro storico - noi l'opera l'abbiamo consegnata all'inizio di dicembre. Poi sono stati fatti altri lavori per la protezione in ferro. Adesso è tutto pronto».