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Tutti si lamentano della mancanza di posti auto.

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Icomitati del quartiere Trieste si sono ritrovati ieri a piazza Verbano: non vogliono il parcheggio interrato a piazza Sabazio. Stessa musica in via Giulia, dove alcuni studenti del liceo Virgilio e cittadini si sono fatti sentire per ridimensionare il posteggio sotterraneo. Si chiama sindrome Nimby, dall'inglese «Not In My Back Yard». Significa «Non nel mio giardino». Cioè: pur ritenendo necessaria o possibile un'opera nessuno la vuole nel proprio quartiere. Un atteggiamento che è diventato uno sport, soprattutto nella Capitale. Tutti vogliono che il telefonino abbia il massimo di ricezione ma nessuno che l'antenna sia sopra a casa sua. Tutti pretendono che l'immondizia sparisca ma nessuno vuole un inceneritore se non a una decina di chilometri dalla zona in cui abita. Si potrebbe andare avanti. C'è chi teorizza, invece, il passaggio alla sindrome opposta. La chiamano Pimby, dall'inglese «Please In My Back Yard» («Prego nel mio giardino»). Sarebbe rivoluzionario. Ma senza arrivare a tanto, basterebbe un po' di senso comune e di coerenza. Chi protesta contro un parcheggio o un termovalorizzatore, almeno smetta di lamentarne la mancanza. Ci risparmi oltre al danno, anche la beffa.

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