Filo spinato e vedette cinesi Blitz nel fortino del falso
Unfortino con filo spinato, vedette di guardia, e 500 mila tonnellate di merce contraffata, dalle scarpe agli occhiali, e altri accessori di abbigliamento di marca. L'etichetta delle griffe sarebbe stata applicata in seguito. Benvenuti nel bunker del falso a San Basilio. Stavolta la mafia cinese e il mercato nero hanno subito un grosso colpo, un blitz messo a segno il 5 del mese dall'Ufficio immigrazione di Maurizio Improta e dai dirigenti della Squadra mobile della Questura di Roama, Francesca Monaldi e Maurilio Grasso, della sezione Criminalità straniera, con vigili del fuoco, ufficio provinciale del lavoro e Asl. Il bilancio finale, anche se è solo il primo dell'inchiesta, ha numeri stellari: oltre alle 500 mila tonnellate sequestrate (un record italiano), stoccate in otto capannoni, divisi in trenta magazzini, un valore approssimativo di oltre 5 milioni di euro, trentacinque orientali identificati (18 uomini e 17 donne, molte delle quali sposate coi primi) e due denunciati per contrabbando. Ed è da loro che è partita l'indagine. Agli uffici di Improta erano arrivate diverse richieste di rinnovo di permesso di soggiorno da parte di cinesi, tutti dipendenti delle società, tutti provenienti dalla stessa regione della Cina (quella sudorientale dello Zhejiang), residenti a Casilina, Esquilino e litorale romano. Dal sospetto gli accertamenti. Si arriva così in via Casale dei Cavalieri 45, a San Basilio. Il viavai di furgoni con targa italiana (a bordo moglie e marito) è notevole: scaricano la merce nei megadepositi (10 mila metri quadrati di superficie, di proprietà di italiani) e poi ripartono per il carico successivo. A vigilare le operazioni alcune vedette cinesi, motivo per il quale gli investigatori hanno deciso di anticipare l'irruzione prima che fossero gli orientali a insospettirsi. L'inchiesta continua. Obiettivo: risalire alle rotte (via mare, fino a Napoli o Civitavecchia), e su gomma. La merce sarà venduta all'asta.