Acea, Alemanno vince sul Pd
L'acqua di Roma è del sindaco e rimarrà tale. È questo l'impegno solenne che Alemanno ha preso nel Consiglio comunale straordinario sulla privatizzazione dell'Acea. «Il sindaco di Roma non regalerà le acque a qualche monopolio privato. Questo non accadrà mai». Una premessa che serve a liberare il campo dalle polemiche e dalle strumentalizzazioni politiche che, inevitabilmente arriveranno poco dopo dai consiglieri dell'opposizione. Strumentalizzazioni, appunto. Perché la cessione del 21% delle quote del Comune di Roma, oggi socio maggioritario dell'azienda leader nel settore idrico e elettrico, e non solo della Capitale, non avverrà subito. I tempi sono dettati dal decreto Ronchi che prevede la cessione del 10% delle quote entro il 2013 e il restante entro il 2015. Ma in piena campagna elettorale è persino scontato che il futuro di Acea si divida, incerto, in un viaggio inconsueto che vede separarsi l'economia dalla politica. Economia, appunto. «Il decreto Ronchi recepisce la direttiva europea e ci dà due opzioni - ricorda Alemanno - o procedere alla liberalizzazione dove sostanzialmente il Comune resta gestore ma deve fare una gara internazionale per affidare la gestione del servizio idrico. È la strada indicata dalla candidata alla Regione del centrosinistra, Emma Bonino, che respingo fermamente perché l'Acea ha la concessione del servizio fino al 2032 e andare a gara con gli appetiti internazionali che ci sono non mi sembra la soluzione migliore; oppure si può procedere a una privatizzazione che prevede una quota di partecipazione pubblica del 30%. In questo caso il Comune resterà socio di riferimento, garantendo l'interesse pubblico». La linea è chiara: tenere il 30% e cercare di vendere il 20% a un'ampia platea di acquirenti. In questo modo il Comune resterebbe comunque il socio più influente. Fa scudo l'opposizione che vede tra i banchi l'ex sindaco Francesco Rutelli che affonda contro Alemanno ma non ferisce. «Qui si stanno fissando dei punti interrogativi e non dei punti fermi. Il sindaco ha ricordato l'avvio della privatizzazione Acea sotto il mio mandato. Noi abbiamo trasformato e non privatizzato l'azienda, portato nelle casse comunali 1.800 miliardi di lire. Non capisco perché correre oggi sulla privatizzazione Acea: i valori dell'azienda sono ai minimi storici e la vendita frutterebbe 280 milioni di euro. Infine sul decreto Ronchi deve pronunciarsi la Corte Costituzionale che potrebbe cancellarlo». Ma se l'opposizione promette un referendum abrogativo in caso di privatizzazione e abbandona l'aula, la maggioranza approva la mozione Rossin che chiede al sindaco e alla giunta «di porre in essere tutte le azioni necessarie per delineare un percorso di cessione delle quote azionarie di Acea in eccesso rispetto ai limiti indicati dalla legge». A vincere stavolta è Alemanno.