Residenti esasperati: "Basta rinviare, aprite"
I residenti di Case Rosse e Settecamini hanno inviato più di mille lettere a Comune, Regione e Prefettura. Rivogliono la loro stazione. «Il traffico sulla Tiburtina è un inferno», soprattutto da quando sono partiti i lavori di raddoppio della consolare. «Quella di via Salone è una valvola di sfogo fondamentale e non è vero che ci sono problemi di ordine pubblico, perché i nomadi sono molti meno rispetto al passato e invece di venire qui raggiungono sistematicamente le stazioni di Lunghezza o della Rustica». Nell'ultima lettera spedita il 10 novembre scorso i comitati di quartiere chiedevano all'assessore regionale alla Mobilità Franco Dalia e al prefetto Giuseppe Pecoraro «di predisporre con urgenza l'apertura della stazione di Salone». «Siamo costretti ad andare alla Rustica o a Lunghezza per prendere il treno - si lamenta Rocco Margapoti, del comitato di Case Rosse - e se tentiamo l'azzardo di prendere la macchina il risultato è sicuro. Ci vogliono almeno 45 minuti per fare due chilometri sulla Tiburtina da qui al raccordo anulare». Claudio Carboni vive a poca distanza dalla stazione fantasma: «Dicono che resta chiusa per motivi di ordine pubblico. Ma se c'è un presidio della polizia nuovo e mai aperto? Io penso che con la presenza della polizia la sicurezza in tutta la zona sarebbe senz'altro migliore. E noi, che viviamo con i nomadi a due passi, saremmo tutti più tranquilli». I residenti nel febbraio scorso avevano creduto veramente che sarebbe stata solo questione di giorni per vedere la stazione riaprire i cancelli. I lavori di ristrutturazione erano stati conclusi in pochi mesi. «Tempi così rapidi si spiegano solo con l'urgenza di rendere disponibile il trasporto su ferro in vista dei lavori per il raddoppio della Tiburtina. E invece niente. Non capisco? Sono stati spesi tre milioni per nulla», si chiede ancora esterrefatto Enrico, che abita poco distante dalla stazione. La chiusura della fermata di via di Salone stride anche con i progetti del Comune. Lo scorso 28 gennaio l'assessore capitolino alla Mobilità, Sergio Marchi, ha scritto una lettera ai cittadini per informarli sui piani di viabilità che il Campidoglio sta predisponendo per il quadrante est. In questa lettera è messo nero su bianco il progetto studiato dai tecnici dell'assessorato per una nuova linea autobus che dovrebbe collegare la stazione di Salone a via Stefano D'Arrigo, a Settecamini, passando per il Tecnopolo Tiburtino. Per diventare realtà bisogna però che la stazione apra. Lo dice chiaro il documento del Campidoglio: «In previsione dell'apertura della stazione al traffico passeggeri, di concerto con Atac, si è attuato l'iter tecnico amministrativo per studiare il servizio di trasporto su gomma. Un iter che però si è arrestato prima di ulteriori sviluppi dato il continuo procrastinarsi della data di apertura della stazione, a oggi ancora sconosciuta». Insomma, niente stazione, niente autobus. Ma quella di Salone non è l'unica fermata che deve aprire. C'è anche quella di Ponte di Nona. I residenti chiedono «che i lavori finiscano al più presto, perché un quartiere con più di trentamila abitanti non può restarre senza trasporto su ferro». Intanto gli automobilisti continuano a fare i conti ogni giorno con un traffico insopportabile. Sono tornati a chiedere l'apertura di via Gagliani Caputo. Una strada nuova ma chiusa da un anno. C'è poi il problema dell'incrocio tra via delle Case Rosse e via di Salone, dove ogni mattina si crea una fila interminabile. A migliorare la vita dei pendolari ci ha provato il Municipio V. Più di un anno fa ha approvato un ordine del giorno che impegna il presidente del Municipio «a prendere tutte le iniziative opportune, anche nei confronti del sindaco, per ottenere l'assegnazione gratuita di telepass per le auto dei residenti dei quartieri Case Rosse e Settecamini», da utilizzare sull'autostrada Roma-L'Aquila. Ma anche i telepass gratuiti sono rimasti solo un buon proposito.