Villa Bonelli, raid notturno al parco
Trucco perfetto e capelli schiariti dai colpi di sole lisciati dalla piastra. Strette nei bomber, perché fa un freddo cane, anche le studentesse del Colonna e del Gioberti si danno appuntamento tutti i pomeriggi al baretto di Villa Bonelli. Ma alle otto di sera, quando il baretto chiude e le ragazzine sono a casa da un pezzo, il parco all'italiana che circonda il villino liberty sede del XV Municipio diventa terra di nessuno. Sabato notte sono tornati i vandali. E hanno acceso i falò dentro le casette di legno, devastando i giochi dei bambini. «Si sono fatti un varco nella recinzione» spiega Carlo Di Giammatteo, 27 anni, dietro il bancone del chiosco-bar aperto a settembre nel cuore verde della zona residenziale tra Portuense e Magliana. Serviva un punto di ristoro. E Carlo e la moglie Sara, hanno preso l'occasione al volo. Assumendosi anche l'impegno di garantire la sicurezza del parco. E almeno di giorno ci sono riusciti. «Finché restiamo aperti non si muove foglia» racconta Carlo, che inizia a servire cappuccini con Sara ai pendolari che arrivano a Villa Bonelli col trenino già alle sei e mezzo del mattino. La giornata al parco scorre tranquilla. «Quando l'aria si scalda arrivano i bambini con nonne e tate». Poi le panchine si riempino di adulti che spezzano il turno di lavoro con un boccone mangiato all'aria aperta. E nel pomeriggio ecco i ragazzi. Anche le adolescenti del Colonna e del Gioberti, insieme agli amici di Magliana e del Trullo, jeans e piumino da fichetti, modi gentili e volto pulito. Domenica pomeriggio anche i ragazzi hanno visto il risultato del sabato notte dei teppisti. I bidoni rovesciati davanti alla cancellata di via Lupatelli (l'altra è ai capolinea del 44 e del 774, a via Montalcini, l'ultima prigione di Moro). Ed erano scomparsi anche i sacchi neri impilati sui bastoni dove un tempo erano attaccati i cestini in ferro, portati via dagli zingari, che risalgono dalla Magliana per rovistare i cassonetti (si vedono tutti i giorni) e fare incetta di metalli. Carlo e Sara hanno rimesso i sacchi al loro posto, e hanno risistemato le altalene «perché le abbiamo trovate con le catene attorcigliate». Marianna, Giorgia, Giulia, Federica e l'altra Federica, ribattezzata la «Fata de' Magliana» da Fabio e Andrea, guardano dispiaciute la casetta di legno con i resti del falò, legno carbonizzato con le foglie strappate alle palme bruciate sul tavolo dove giocani i bambini. «Non siamo stati noi a dargli fuoco» dicono (ma è impossibile sospettarle). «In quelle casette ci andiamo anche noi per ripararci dal freddo, quando non ci sono i bambini» spiegano le ragazzine, che sembrano uscite da un programma tv della De Filippi tanto sono perfettine. Qualcuno lo sa chi è stato. Anzi tutti lo pensano. Ma solo Mattia ha il coraggio di dirlo. «Sono gli zingari» dice. Magari gli stessi con cui fanno i conti i residenti di Villa Bonelli, che quando vanno al bidone della spazzatura devono fare lo slalom tra i rifiuti prelevati dall'interno e sparpagliati a terra.