Troppe leggi nessuna legge. Serve più civiltà

"Roma non è sporca, viene sporcata" si sfogò un giorno Luigi Petroselli, uno dei sindaci più amati dai romani. Era la fine degli anni Settanta. Non è cambiato niente. Ora la frase di Petroselli dà il titolo a uno spot dell'azienda che raccoglie i rifiuti, l'Ama. Il Campidoglio ha scelto la linea dura. Il sindaco Gianni Alemanno ha firmato una serie di ordinanze che puntano a mettere ordine in città. Multe a chi sporca, a chi rovina i monumenti, a chi bivacca nelle aree storiche, a chi scrive sui muri. Ma in questi mesi i risultati non sono stati rilevanti. Sì, sono state fatte alcune multe. Eppure, a fronte delle tante regole, i controlli sono rimasti pochi. Ecco la prima questione. Il sociologo Ralph Dahrendorf la chiamerebbe «iperanomia»: l'attitudine ad approvare leggi che, non prevedendo sufficienti controlli, finiscono nel migliore dei casi per avere il sapore di una beffa. Dunque prima di mettere nuovi (e giusti) divieti bisognerebbe prevedere le verifiche adeguate. Avere tante leggi e pochi controlli significa di fatto non avere leggi. La seconda questione riguarda il punto di vista di Petroselli. Senza un impegno dei romani e dei turisti per mantenere «eterna» la città eterna, non si andrà lontano. Possono esserci tutte le ordinanze che si vuole ma se i cittadini lasciano i frigoriferi accanto ai cassonetti o fanno il pic nic sulla scalinata di Trinità dei Monti la battaglia della civiltà non si vincerà mai. Aristotele sosteneva che gli uomini si preoccupano soltanto «di ciò che è proprio e di ciò che è caro». Sarebbe bello che i romani e i visitatori lo confutassero ogni giorno. Che insomma le cose di tutti non fossero considerate di nessuno.