"Stuprata dall'autista del bus"

{{IMG_SX}}Tornava a casa. Da sola. Nella notte. Ma non poteva immaginare che quell’uomo di mezza età, il conducente dell’autobus che la stava riportando nel suo quartiere, al sicuro, sarebbe diventato il suo crudele aguzzino. Il suo stupratore. Una donna di 41 anni è stata violentata a bordo di un bus. È accaduto domenica 31 gennaio al Prenestino, la denuncia risale a mercoledì sera ma la notizia è trapelata solo ieri. A fatica, perché gli investigatori, che lo avevano saputo dal referto medico, erano sulle tracce del presunto bruto, lo avevano già identificato e stavano per fargli scattare le manette ai polsi. E avevano mantenuto il massimo riserbo. La donna, una somala di nazionalità italiana, stava viaggiando sul mezzo pubblico per fare ritorno nella sua abitazione. Quando il veicolo si è svuotato, lei e l'autista sono rimasti soli. È stato a questo punto, in base alla ricostruzione dei fatti, che l'uomo ha fatto le prime advances. Rifiutate con decisione dalla vittima. Lui, però, non ha desistito. Una volta consumata la violenza, il conducente l'avrebbe fatta scendere in strada. La donna il giorno seguente si è presentata al pronto soccorso del «Fatebenefratelli», sull'isola Tiberina. La visita ginecologica eseguita dai medici avrebbe confermato lo stupro. Lei, però, ha inoltrato la sua denuncia solo due giorni dopo. Sui fatti indagano gli agenti del commissariato Trastevere diretti da Antonio Soluri e quelli della Mobile agli ordini di Vittorio Rizzi, che stanno verificando la versione della vittima (la quale, secondo l'agenzia di stampa «Omniroma», potrebbe essere una «senza fissa dimora») e hanno sequestrato su disposizione dei magistrati alcuni suoi indumenti. Dura la reazione dell'amministratore delagato Atac: «Procederemo con la massima severità possibile qualora un nostro conducente fosse responsabile del caso di stupro di cui abbiamo appreso dalla stampa - ha detto Adalberto Bertucci - Auspichiamo una veloce conclusione delle indagini affinché il comportamento inaccettabile e criminale di una singola persona non finisca col gettare discredito su un'intera categoria di lavoratori».