Omicidio Murgia, il killer condannato a vent'anni
Uccidere una persona per un parcheggio non è stato per un futile motivo. Il gup Sandro Di Lorenzo, del tribunale di Roma, ha condannato a 20 anni di carcere Massimo Ramoni, che nell'aprile scorso, in seguito ad una lite per posteggiare l'auto, ha ucciso a coltellate un uomo di 45 anni, Aldo Murgia, impiegato delle Poste, sposato e padre di due bambine. Il pubblico ministero aveva chiesto una pena di 30 anni per i reati di omicidio volontario, aggravato dai futili motivi, minacce e porto abusivo d'arma. Il magistrato, in precedenza, aveva contestato la recidiva specifica reiterata, sulla base di alcuni precedenti penali dell'imputato. Il giudice ha disposto una provvisionale, in favore della moglie, della madre e del fratello della vittima, per complessive 400mila euro. Il pm, in sede di replica, ha anche sollecitato che non venissero concesse le attenuanti generiche. I fatti si svolsero verso le 20 di mercoledì 15 aprile 2009 in via Costantino, una traversa di via Cristoforo Colombo, nella zona della Garbatella. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, grazie anche a diverse testimonianze, Ramoni, 33 anni, conosciuto come 'Er Calimero', si accanì su Murgia, prima con pugni e calci e poi con un coltello. "Quell'uomo era del tutto fuori di sé - aveva spiegato sul momento il gestore di un ristorante - Aveva gli occhi fissi su Aldo e non vedeva altro. Una volta che li abbiamo separati, Aldo era completamente insanguinato ed ha cercato rifugio in un bar qui vicino". A carico di Ramoni sono stati riscontrati diversi precedenti penali. Da ragazzo nel 1993 tentò di uccidere un coetaneo durante una rissa tra tifosi e per questo passò alcuni mesi nel carcere minorile di Casal del Marmo. La lista dei reati di Ramoni è lunghissima: ricettazione, spaccio di droga, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, minacce a un ex fidanzata. Murgia, trasportato d'urgenza all'ospedale Cto, non arrivò vivo al pronto soccorso. Era insieme alla moglie e alla figlia. Anche Ramoni non era solo. Aveva accanto la compagna e un bambino. I parenti di Murgia, dopo la sentenza (emessa all'esito di un rito abbreviato), non hanno voluto rilasciare commenti. Ma è stato visibile il loro sconcerto e la loro delusione. L'avvocato Alessio Tranfa, che rappresenta la parte civile, ha spiegato: "Non capiamo come sia stato possibile arrivare a questo tipo di sentenza. Attendiamo le motivazioni per un commento più preciso. L'entità della condanna è il dato che lascia più con l'amaro in bocca".