Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Moto su preferenziali, no alle minicar

Traffico a Roma

Ma in strada i vigili urbani non ci sono

  • a
  • a
  • a

Nuove regole per la mobilità capitolina, ma mancano i controlli. Intanto i romani si dividono sul progetto di aprire le corsie preferenziali e pensano a un referendum. Non è solo una scelta di «cuore» quella del vicesindaco Mauro Cutrufo e dell'assessore alla Mobilità Sergio Marchi, noti appassionati delle due ruote e promotori del progetto che vuole alcune corsie preferenziali riservate ai mezzi pubblici aperte anche alla circolazione di ciclomotori e motocicli. Una vera e propria rivoluzione per il popolo dei centauri che a Roma sono oltre 600 mila e che potrebbero presto circolare su una parte di quei 103 chilometri di strade oggi vietate al traffico privato. «Una realtà in diverse città europee e sulla quale stiamo lavorando, si tratta di vedere quali corsie preferenziali possono essere aperte al transito delle due ruote», aveva anticipato a Il Tempo l'assessore Marchi, che ieri ha precisato «l'evenutale apertura alle corsie preferenziali riguarderà, se approvata, soltanto le due ruote e non le minicar». Una precisazione utile per calmare gli animi. A tuonare contro il progetto, a parte i Verdi e Legambiente è l'Aduc. «Siamo decisamente contrari alla proposta dell'assessore alla Mobilità, Sergio Marchi. Dopo le scorribande e la sosta sui marciapiedi ora si vuol consentire l'occupazione anche delle corsie riservate agli autobus - commenta il segretario dell'Aduc, Primo Mastrantoni - a Roma ci sono 1,9 autovetture su 2,7 milioni di residenti, una enormità che non si affronta "privatizzando" all'italiana i 103 km di corsie preferenziali, anzi, bisognerebbe aumentarne l'estensione, creando una vera e propria rete protetta per il trasporto su bus. Il sindaco, Gianni Alemanno, ha candidato Roma alle Olimpiadi del 2020. Come ci si muoverà per quella occasione? In motorino? Occorre prendere l'esempio di Madrid (Spagna) che in 15 anni ha investito in infrastrutture, ha 237 km di metro (Roma ne ha 37) e circa 27 mila autobus (Roma ne ha 2.672). Ad ottobre scorso il governo capitolino ha presentato il Piano strategico per la mobilità sostenibilè, all'insegna di Roma libera dal traffico. Anche da quello dei motocicli?». Critiche anche da Legambiente Lazio: «C'è un sistema di regole che va rispettato - spiega il presidente Lorenzo Parlati - il mezzo pubblico deve potersi spostare velocemente, così non si fa altro che mettere impedimenti davanti. Quello che serve per le due ruote sono più parcheggi, controlli e meno buche». Parere opposto invece, quello di Telefono Blu Consumatori che lancia addirittura una specie di petizione per sollecitare il provvedimento che aprirebbe le corsie riservate ai mezzi pubblici alle due ruote. «Telefono Blu Consumatori da anni sostiene questo provvedimento già in atto ad esempio in Inghilterra - sostiene il presidente dell'associazione Pierre Orsoni - favorendo pertanto l'utilizzo di mezzi che occupano meno spazio e arrivano direttamente (facilitando l'utilizzatore) alla destinazione e quindi approva la decisione del sindaco e della giunta capitolina invitando tutti i grandi Comuni a seguire l'esempio. Uno strumento che, mentre snellisce e facilita il traffico, toglie però opportunità alle amministrazioni di rifilare multe a chi oggi già usa tali percorsi alternativi alla miriade di divieti che stressano gli utenti e aumentano l'inquinamento costringendo a percorsi più lunghi». E Telefono Azzurro Consumatori va oltre, invitando «i cittadini motociclisti di Roma ad appoggiare inviando email, fax, e facendo pressione presso il Comune perché il provvedimento diventi operativo, in particolare ci attendiamo un plebiscito dalle zone periferiche e dai quartieri più discriminati nel raggiungere il centro e comunque i luoghi di interesse pubblico». Una vera e propria «battaglia», insomma quella intorno all'apertura delle corsie preferenziali che sembra dividere in due la capitale. Una diatriba che ricorda quella sui sampietrini, quando le fronde dei favorevoli e contrari si "batterono" a suon di storie e tradizioni per far valere il mantenimento o meno del "sercio". Alla fine ha vinto il buon senso. I sampietrini sono spariti da via Po, dove ora si cammina sull'asfalto e hanno invece trionfato in via Nazionale. Una giusta via di mezzo che potrebbe essere intrapresa anche per le corsie preferenziali aperte alle due ruote.  

Dai blog