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Se le «carrozzelle» sfidano la modernità

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.A Roma le carrozzelle le chiamavano botticelle perché trasportavano le botti del vino dei Castelli. Ma le usava come mezzi di trasporto, non potendo contare sulle carrozze in uso da principi e nobili, anche il popolo. Nella Capitale le carrozzelle hanno avuto il ruolo di mezzo di trasporto vero e proprio fino ai primi anni del dopoguerra. L'avvento della modernità le ha messe fuori gioco relegandole a un suggestivo e romantico orpello per turisti facoltosi che vengono sognando le «vacanze romane» e non rinunciano al tour in carrozzella nei luoghi più suggestivi tra l'area del Colosseo e San Pietro con il conducente per Cicerone. Alla fine la foto ricordo sullo sfondo di un celebre monumento. Utilizzate soprattutto da stranieri, anche se qualche italiano non manca, i romani guardano alla fatica dei cavalli e dei loro conduttori con crepuscolare rimpianto ma in fondo rassegnati. Perché le botticelle sono antistoriche e destinate comunque a finire. La loro tradizione è marginale rispetto alla storia millenaria della città. Sono sempre state solo mezzi di trasporto. Ora di botti, ora di passeggeri. Ma niente di più. Sarebbe come dichiarare monumento, in un futuro prossimo venturo, un vecchio autobus dell'Atac sostituito da uno più moderno e confortevole. Con o senza le nuove regole, con o senza i percorsi obbligati, con o senza le polemiche di chi è a favore e di chi è contro, ci penserà il traffico a dire l'ultima parola. Destinato ad aumentare nonostante gli sforzi dell'amministrazione di contenerlo, il traffico già oggi toglie il respiro a uomini e animali e sembra non concedere più spazio ai vetturini delle botticelle che arrancano, scartano tra automobili, bus e motorini e ai cavalli che «tirano la carretta». Non è più tempo di film in bianco e nero che raccontano una città che non esiste più, dove il vetturino indossava un camice come divisa e tutti conosceva e salutava (ricambiato), sulle strade si vedevano poche auto da sembrare ferragosto e i fidanzati alle prime uscite prendevano la carrozzella per un giro romantico a Villa Borghese lontani dagli sguardi severi delle famiglie. Quel tempo non è più. E così le botticelle appartengono già a quell'album dei ricordi e forse dei rimpianti. Ma in buona compagnia insieme a tante altre cose che abbiamo conosciuto e già dimenticato. Semplicememte perché non ci servono più. Come le cabine telefoniche e le cartoline illustrate che nessuno spedisce più. Le botticelle sono a un bivio e con loro i cavalli, i vetturini e quell'abitudine, e non tradizione, che rappresentano. Per non sparire del tutto dovranno adeguarsi, scegliendo di diventare un simbolo di parchi e ville storiche, come in tante altre metropoli di fama mondiale, in un rinnovato rapporto uomo-natura-animale. In pratica di tornare alla natura, dove tutto è cominciato.

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