«Patologia comune Non servono farmaci»
Iresponsabili dei reparti farmaceutici romani hanno testato da vicino l'andamento della vaccinazione per l'influenza suina. E sempre loro sono stati i soggetti maggiormente coinvolti per la conservazione delle dosi in giacenza. Adesso si lamentano e non usano mezzi termini. «Fondamentalmente il virus H1N1 è stata un'epidemia di breve entità, molto comune alla normale influenza stagionale» spiega Roberto Ieraci, direttore del Centro vaccinazioni Asl Roma E, che aggiunge: «Abbiamo nella struttura queste decine di migliaia di dosi in eccesso semplicemente per un grande errore di comunicazione, errore commesso sia dagli organi di informazione che dai mass media che hanno ingrandito il virus e le sue conseguenze più del dovuto». Insomma, sottolinea il direttore del Centro vaccinazioni della Asl Roma E, «non ci scordiamo che abbiamo vissuto un momento in cui in televisione e sui giornali non si parlava che dei decessi per il virus H1N1, quasi si trattasse della fine del mondo». Bisogna ricordare infatti che durante la scorsa estate, mentre si preannunciava l'arrivo dell'influenza suina, già si parlava di un'epidemia da tenere sotto occhio. Con il sopraggiungere del virus i mass media hanno poi focalizzato l'attenzione sulla pericolosità dell'influenza e su tutti i soggetti deceduti per averla contratta. C'è stato un momento in cui sugli organi di informazione imperversavano i decessi di tutti coloro che avevano preso il virus senza ben specificare che erano portatori di gravi patologie aggravanti. Informazioni contrastanti sono circolate anche sui rischi della vaccinazione. Si è detto che il vaccino conteneva una sostanza, lo squalene, dannosa per l'organismo. Si è detto che le donne in gravidanza avrebbero fatto meglio a non vaccinarsi. Si è arrivati ad ipotizzare che le persone più mature correvano meno rischi di contagio perché avevano vissuto gli anni dell'epidemia «spagnola». Solo in un secondo momento è stata rappresentata la realtà dei fatti. Quando si è cominciato a parlare di una comune epidemia che, come tutte le altre, ha provocato la morte delle persone già affette da altre patologie. Quando è stato sottolineato che il virus H1N1 provocava decessi così come le più comuni influenze stagionali. «Da tutta questa storia, iniziata prima dell'estate, ci restano le giacenze di vaccino che sono veramente tante, occupano spazi che potrebbero essere utilizzati in maniera diversa e a cui bisogna aggiungere i costi ulteriori per la loro conservazione» sottolinea Ieraci che aggiunge: «Forse si sarebbe potuto evitare questo spreco di denaro pubblico se non si fossero commessi tanti errori di comunicazione nel rappresentare in maniera distorta questa epidemia e le sue conseguenze sulla salute». Ad oggi tutte le strutture sanitarie romane attendono disposizioni regionali riguardo l'impiego delle dosi in giacenza. In molti reparti si lamenta la mancanza di uno spazio adeguato e la necessità di dover tenere il farmaco ad una determinata temperatura. Gli stessi problemi si ritrovano anche nelle farmacie ospedaliere dove sono state distribuite dosi in eccesso. La Regione Lazio, dal canto suo, aspetta le direttive del ministero della Salute e sottolinea la spesa necessaria per conservare adeguatamente tutte le giacenze. C. L. M.