Riano, no allo sgombero I residenti si barricano
{{IMG_SX}}Dodici ore sotto assedio. Una trentina di uomini tra carabinieri, forestali e vigili del fuoco hanno tirato giù dal letto i 400 residenti delle 117 villette sequestrate a Riano. Ieri mattina alle 7.45 è scattato il secondo tentativo di sgombero, dopo quello del 15 gennaio. Un'altra giornata di tensione per i residenti che da un anno convivono con l'incubo di perdere casa. Stavolta la polizia giudiziaria si è presentata ad un'altra delle otto villette del borgo Colle del Drago, in via Codette, dove vive il podologo Roberto Gagliardi assieme al figlio Pietro di 25 anni e la compagna Melanie di 35. I proprietari di casa sono rimasti barricati per tutta la giornata. Fuori un centinaio di vicini che hanno impedito lo sgombero fronteggiando fino a tarda sera carabinieri e forestali. I berretti verdi hanno atteso invano di poter eseguire l'ordine del pm di Tivoli Luca Ramacci che indaga per lottizzazione abusiva. Secondo la tesi del pubblico ministero, infatti, questi ettari di terra alle porte di Roma avrebbero dovuto avere destinazione agricola e non residenziale. Motivo per cui sono state indagate circa 250 persone tra cui i costruttori, il tecnico comunale che ha rilasciato le licenze edilizie, i notai e tutti i proprietari delle case. Alla fine le forze dell'ordine hanno dovuto rinunciare per evitare una sommossa. I residenti avrebbero difeso fino all'ultimo il proprio vicino: «Perché siamo tutti nella stessa barca, si sfoga Maria Pia - quello che sta accadendo a Gagliardi può capitare a tutti noi». Forestali e carabinieri hanno tentato in ogni modo di convincere il proprietario della villetta ad aprire la porta. Non ricevendo risposta, quattro forestali hanno scavalcato il muro di cinta con l'aiuto di una scala. Ma una volta nel giardino non sono andati oltre, restando in attesa degli ordini dei superiori che non arrivavano. I vicini sono accorsi in massa, hanno appeso striscioni e intonato cori di solidarietà alla famiglia barricata in casa. C'era chi distribuiva panini e bicchieri d'acqua. Per fronteggiare il freddo è stato anche acceso un fuoco di fortuna in mezzo alla strada. A metà pomeriggio, la svolta. Le forze dell'ordine hanno tentato il tutto per tutto. I carabinieri sono riusciti ad aprire il cancello e ad entrare in giardino. Ma i residenti non si sono fatti cogliere impreparati. Militari, forestali e vigili del fuoco si sono trovati di fronte una vera e propria catena umana che ha impedito loro di raggiungere porte e finestre. Roberto Gagliardi è rimasto asserragliato all'interno dell'abitazione assieme alla famiglia. «Non ho alcuna intenzione di aprire - dice al telefono con la voce rotta - non sapremmo dove andare. Vogliono portarmi via casa ma io ho comprato regolarmente nel 2005. Ho speso cinquemila euro di agenzia e settemila euro di notaio che ha convalidato gli atti. Per scongiurare lo sgombero avrei potuto far prendere la residenza a mia madre che è invalida. Ma non l'ho fatto. Perché ho la coscienza a posto. Chiedo solo di essere giudicato nel processo». Ed è proprio questa la richiesta unanime di tutti i proprietari delle case sequestrate. Aspettare che le responsabilità vengano accertate in un regolare dibattimento. Il legale del proprietario al quale è stato intimato lo sgombero non comprende l'esigenza di arrivare a questo punto. «Non capisco quale sia l'aggravio dal punto di vista ambientale nel far restare queste famiglie nelle proprie abitazioni fino alla fine del processo - spiega l'avvocato Giuseppe Ranieri - Le indagini sono iniziate sei anni fa. Il sequestro è arrivato nel dicembre 2008. Fino ad ora non c'è stata alcuna fretta. Non c'è assolutamente l'esigenza di sgomberare queste persone. È assurdo pensare che siano in malafede, perché non c'è nessuna banca che eroga mutui per centinaia di migliaia di euro senza assicurazioni. Per non parlare del Comune che in questo quartiere ha realizzato strade e infrastrutture proprio per permettere la costruzione di queste case». I residenti ieri l'hanno avuto vinta. L'«assedio» è stato tolto verso le otto di sera. Ma ormai qui in paese l'allerta è continua. Nel borgo di Colle del Drago, l'unico al momento dove si è cercato di «sfrattare le famiglie» vivono 13 adulti, nove bambini e tre invalidi. C'è chi pensa già di organizzare dei turni di guardia. Il comitato che riunisce 80 famiglie a fine giornata ha scritto una lettera al premier Berlusconi e al presidente Napolitano: «Siamo trattati come i peggiori malfattori, costretti a difendere il diritto costituzionale alla casa. Per questo rivolgiamo questo appello per restituire dignità a 500 italiani e fiducia nelle istituzioni». La paura di ritrovarsi in strada è tanta. Oggi è prevista una manifestazione davanti al Comune. Perché i residenti si sentono lasciati soli. Il sindaco Regano ieri ha ricevuto numerose chiamate di aiuto. Ma è rimasto nei suoi uffici.