Scritte antisemite sui muri Profanato il giorno del ricordo
Erano in quattro. Indossavano il passamontagna e impugnavano bombolette spray di colore nero. Con quelle hanno imbrattato il muro accanto al Museo della Liberazione di via Tasso, durante l'occupazione nazifascista di Roma luogo di reclusione e tortura da parte delle SS per oltre duemila antifascisti. Un membro del «quartetto», poi, ha colpito più volte la targa con un'accetta. È accaduto tra la mezzanotte e l'una del mattino all'angolo con via Francesco Berni. Lo «sfregio» è stato scoperto dal custode del museo e arriva proprio nel Giorno della Memoria. «Olocausto propaganda sionista» e «27/01: ho perso la memoria», parole accanto alle quali c'è la loro firma «Militia» e una croce celtica. Altri slogan prendono di mira il sindaco di Roma e il presidente della comunità ebraica cittadina Riccardo Pacifici. Altre scritte sono state vergate la non distante via Cavour. E Pacifici, definito «porco judeo», era sicuramente l'obiettivo: «È un atto di debolezza - ha commentato lui, sulla cui abitazione a settembre fu scoperta una svastica - Questi signori non ci spaventano». Sull'episodio indaga la Digos, che ha acquisito i filmati delle telecamere a circuito chiuso. Le scritte sono state cancellate con potenti getti d'acqua da un mezzo dell'Ama. «Le ho scoperte verso l'una - spiega Agostino, custode del museo da molti anni - ho subito avvisato il commissariato. Sono solo dei cretini, e forse non bisognerebbe dargli tanta importanza perchè è quello che vogliono». Il segretario del museo, Giuseppe Mogavero, ricorda che già il 23 novembre del 1999 la struttura «fu bersaglio di una bomba carta scagliata da ignoti, un gesto vile, mai rivendicato da nessuno e per cui nessuno è stato punito. Sono i soliti vigliacchi. Nessuno può avere le prove ma si tratta sicuramente di frequentatori di gruppi filonazisti che ruotano tra il rione Monti e l'Esquilino - continua Mogavero - Il fatto che le scritte siano apparse vicino al civico 155 (il Museo è al 145, ndr) è significativo, perchè al 155 c'era il comando delle SS di Kappler e Priebke. Secondo me si è trattato di un vero omaggio ai nazisti». Il vergognoso episodio ha provocato la reazione di gente comune e del mondo della politica. «Vorrei incontrare gli autori di queste scritte, sono sicuro che sono giovani. Non racconterei tanto a loro la mia storia, quanto vorrei conoscere la loro, sapere cosa pensano, perchè per loro è bello avere scritto queste cose», sottolinea Modestino De Angelis, 80 anni. Suo padre Gerardo fu fatto prigioniero a via Tasso dalle SS e poi assassinato alle Fosse Ardeatine. «Costituiscono un atto gravissimo, un'offesa senza pari al rispetto della persona umana - afferma Gianni Alemanno - Purtroppo, mentre aumenta la consapevolezza storica condivisa al fine di non ripetere la tragedia della Shoah, c'è ancora qualche criminale che si spinge a oltraggiare la Memoria solo per ottenere visibilità mediatica. Sono più disgustato che preoccupato e spero che i responsabili vengano puniti». Per il presidente della Provincia Nicola Zingaretti, «è un vile tentativo di colpire i nostri sentimenti e i nostri valori proprio in occasione di questa giornata». Secono la candidata alla Regione Emma Bonino, «è evidente che non tutti in questo paese hanno preso coscienza delle nostre pesanti responsabilità storiche». La sua «rivale» Renata Polverini sottolinea che «vanno assolutamente respinti e condannati tutti i gesti di intolleranza». Il ministro per le Politiche Europee Andrea Ronchi parla di «un gesto vigliacco di qualche imbecille, un atto ignobile». Enrico Gasbarra (Pd) definisce gli slogan «deliranti e inaccettabili».