Cocaina dall'America Latina Presi boss della gang Fasciani
Viaggi di ore e ore dal Sud America fino a Roma nello stomaco di corrieri disperati, nei reggiseni imbottiti di donne allo sbando o sigillata nei barattoli di latte in polvere. Poi via, verso le case degli spacciatori romani, in un deposito di mobili antichi e perfino all'interno di un panificio. Era questo il lungo percorso della droga, cocaina ma anche hashish, che su richiesta dei fratelli Fasciani veniva fatta arrivare sul litorale. A stroncare il traffico con basi nella Capitale e in America Latina sono stati l'altra notte i carabinieri del gruppo di Ostia dopo quasi tre anni di indagini. L'operazione, chiamata «Maiquetia» dal nome della città venezuelana dove è partito il primo corriere fermato ad Acilia nel 2007, ha portato all'arresto di 26 persone e al sequestro di beni per oltre un milione di euro. Per conto di Carmine e Giuseppe Fasciani lavorava a livello internazionale un'organizzazione in stretto contatto con una seconda, sudamericana, gestita da un 49enne romano Franco Pompili. Ricercato dal 2006 sempre per droga e rifugiatosi da allora in Paraguay a lui, che sfruttava le sue conoscenze in Italia per inviare i corrieri, i Fasciani si rivolgevano per acquistare lo stupefacente. Ad accogliere i corrieri erano due pusher di Tor de Cenci: Bruno Buffone, «il pugile», e Giancarlo Ceci recuperavano la roba e la pagavano servendosi delle agenzie di money transfer. In almeno due occasioni è stato lo stesso Buffone a vendere la droga ai Fasciani attraverso Alessio De Santis, factotum dei fratelli insieme a Marco Raho. Spacciatori insospettabili, per conto di questi ultimi, un'ex guardia giurata e un dipendente di una compagnia telefonica che, per trasportare la droga, non esitava a servirsi dell'auto con le insegne della ditta. Addirittura in alcuni casi la cocaina sarebbe stata venduta perfino all'interno di una comunità di recupero per tossicodipendenti in provincia di Latina, dove Carmine Fasciani seguiva un programma di recupero e dove uno dei suoi scontava i domiciliari. Basi operative erano un noto stabilimento di Ostia, riconducibile a Carmine Fasciani, e un panificio all'Infernetto, gestito dal fratello Giuseppe e messo sotto sequestro all'alba di ieri. Capillare il sistema di distribuzione: piccoli pusher e vedette nei quartieri dei Lotti per vendere al dettaglio e controllare le forze dell'ordine.