segue dalla prima Abbiamo fatto la prova prendendo varie macchine bianche da più posteggi della Capitale e nelle più diverse direzioni, nel periodo tra il 20 dicembre e il 20 gennaio.
Cisiamo serviti di varie compagnie di taxi, abbiamo cambiato postazioni e scelto destinazioni diverse ogni volta, ma la musica è stata sempre più o meno la stessa e su dieci conducenti che ci hanno trasportato da una parte all'altra della città, soltanto uno ha applicato lo sconto del 10% senza battere ciglio, mentre altri due hanno ceduto alla nostra richiesta (dopo essere giunti a destinazione e aver taciuto sullo sconto), e i restanti sette hanno fatto finta di niente. Piazza Irnerio, 21 e 30 di lunedì 21 dicembre. Salgo sola sul primo taxi in fila nel posteggio della piazza, una Fiat Multipla, e chiedo di essere portata a piazza Venezia. Quindici minuti di corsa, il tassametro gira e segna arrivato a destinazione poco più di 13 euro. Aspetto qualche secondo per vedere se mi propone lo sconto, ma il conducente, un cinquantenne con poca voglia di parlare, non batte ciglio, si prende i soldi, ringrazia e va via. Faccio la stessa prova un'ora dopo prendendo questa volta un taxi a largo Argentina, direzione piazza Irnerio. Il tassista è più loquace, giovane e decisamente simpatico. Parliamo di traffico, dei problemi della città e il discorso finisce sulla crisi e sulla perdita dei clienti registrata nell'ultimo anno. Arrivata a destinazione, però, la scena di un'ora prima si ripete. Il tassametro segna 14 euro e poco più, chiedo la ricevuta, lui la scrive ma dello sconto neanche l'ombra. Faccio passare le feste e ci riprovo. Domenica 10 gennaio ore 22, questa volta sono a Termini viaggio sempre sola e scelgo di andare a piazza Mazzini. Il tassista è un uomo di mezza età molto gentile, l'unico che senza battere ciglio mi applicherà due euro di sconto sulla tariffa spiegandomi che si tratta del 10% di riduzione perché sono donna e sto viaggiando sola. Ringrazio e scendo pensando che magari l'anno nuovo si è portato via anche le brutte abitudini. Ma come una doccia fredda ripiombo nella realtà il giorno dopo. Prenderò per tutta la giornata tre taxi in direzione di tre diversi ospedali romani, da via Boccea a San Camillo, da via dei Colli Portuensi a Bambin Gesù e da via Alfredo Fusco (Balduina) al Gemelli. Nessuno dei tre tassisti mi farà pagare spontaneamente una tariffa ridotta e solo dopo aver fatto notare all'ultimo dei tre che ho diritto allo sconto mi sentirò rispondere dall'uomo di mezza età che guida una Ford Focus: «Si sbaglia, solo di notte e se viaggia sola, ma visto che lei è una donna glielo faccio per galanteria». Come se mi stesse facendo un favore. Proseguiamo l'indagine nei giorni seguenti tornando a prendere il taxi dopo le 21. Il 16 gennaio, intorno alle 23, una Renault Megan mi porta da piazza Cavour alla stazione Termini. Questa volta provo a sondare il terreno e faccio alcune domande sulle tariffe, dicendo che ho letto i giornali e ho sentito che i tassisti vorrebbero un aumento delle tariffe fisse, quelle da e verso l'aeroporto di Fiumicino e Ciampino. Il conducente si accende come un fiammifero e comincia a lamentare di promesse non mantenute da parte dell'allora giunta Veltroni, che i prezzi a Roma sono tra i più bassi d'Europa, che è ora che il Comune faccia qualcosa per la categoria che sta soffrendo in modo particolare la crisi. Mostra di conoscere bene i contenuti della delibera firmata nel 2007 che prevede, per l'appunto, anche la «famosa» riduzione del 10%, ma quando la corsa è finita e mi accingo a pagare neanche una parola sullo sconto: un sorriso, un ringraziamento e si riparte. Damiana Verucci