Usura e 'ndrangheta, affare Capitale

.Aveva appartamenti sparsi per Roma, terreni, aziende, auto di lusso e la passione per gli orologi preziosi: Rolex, Cartier, Eberhard, Bulgari. Alla luce del sole era un rispettabile costruttore edile. Nell'altra vita un usuraio che taglieggiava i piccoli imprenditori con prestiti a tassi del 50-60 per cento. Le Fiamme Gialle del Nucleo di polizia tributaria di Roma, coordinate dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dai sostituti Giuseppe De Falco e Rodolfo Maria Sabelli della Direzione distrettuale antimafia, hanno smantellato l'organizzazione criminale che faceva capo all'imprenditore «gentiluomo». La Finanza ha sequestrato beni per dieci milioni e mezzo di euro. L'operazione «Giano» (dal dio romano bifronte come la doppia personalità dell'usuraio) ha portato alla denuncia di quindici prestanome, tutti romani, che aiutavano l'imprenditore a riciclare il denaro frutto dello strozzinaggio. Il sistema era semplice: i soldi che provenivano dall'usura venivano «ripuliti» grazie a una serie di transazioni attraverso una rete di società fittizie che facevano capo ai vari prestanome del boss. Le società emettevano fatture false per false operazioni che in realtà nascondevano le somme ingenti di denaro prestato. L'usuraio, latitante da un anno, è riuscito a sfuggire all'arresto della Finanza che ieri mattina ha sequestrato la villa a Rocca di Papa. Nel corso delle indagini gli investigatori hanno arrestato anche un altro latitante affiliato a una cosca della 'ndrangheta con cui gli usurai romani facevano affari. «È la dimostrazione che la criminalità della Capitale è strettamente legata con le 'ndrine calabresi - commenta il capitano della Finanza Salvatore Mottola - e che gli imprenditori quando non riescono ad avere i finanziamenti dalle banche spesso finiscono nella rete di questi criminali». E a dimostrazione che la malavita calabrese sta mettendo sempre più radici nella Capitale, sempre ieri i finanzieri del Gico di Catanzaro, assieme al nucleo di polizia tributaria di Vibo Valentia in collaborazione con lo Scico di Roma, hanno sequestrato beni, attività economiche e conti correnti del valore di cinque milioni di euro appartenenti a Nicola Fiarè, presunto esponente di primo piano dell'omonima cosca attiva nel Comune di San Gregorio di Ippona, in provincia di Vibo Valentia. Le indagini hanno fatto luce su un complesso intreccio di rapporti commerciali e societari gestito da Fiarè, soprattutto a Roma, dove da qualche tempo aveva stabilito la propria residenza e il centro principale dei suoi affari.