Alemanno striglia la maggioranza

Due ore di riunione con assessori e consiglieri comunali per mettere i paletti allo starter di partenza per la campagna elettorale, che vedrà gli eletti in Campidoglio in prima linea su entrambi i fronti: o perché direttamente candidati o perché sostenitori di chi corre per un posto alla Pisana. Ma soprattutto perché sulle regionali pesa il presente e il futuro politico del sindaco di Roma, come tradizione vuole. Ecco allora che Alemanno ha chiamato a raccolta l'intera maggioranza. Il primo fondamentale punto è stato quello di fare chiarezza e riportare ordine all'interno del fin troppo movimentato gruppo capitolino, che si era lasciato prima della pausa natalizia con la dimissioni congelate del capogruppo Dario Rossin. Un atto politico, quello del capogruppo, preceduto da un colpo di mano sulle nomine dei revisori dei conti, quando una "fronda azzurra" creò più di un problema sul nome da votare. Riportare ordine e compattezza, dunque, mettendo fine innanzitutto al "carrozzone" dei cinque vice capogruppo, praticamente uno per ogni corrente del Pdl. A fare un passo indietro Marco Siclari e Alessandro Vannini. Diverse le chiavi di lettura sulla vicenda. Se infatti da una parte i due avrebbero fatto parte della «segreta fronda», insieme a Giordano Tredicine, è vero il fatto che Siclari ha ottenuto la delega all'Università (smentendo dunque uno scontro con il coordinatore romano Pdl, Gianni Sammarco), mentre Vannini ha di fatto ottenuto una delega "ufficiosa" alla Moda. Riconfermato dunque all'unanimità Dario Rossin alla guida del gruppo capitolino e i tre vice, Antonio Gazzellone, Luca Gramazio e Giordano Tredicine. La maggioranza, almeno in aula, è stata così ricompattata. Il monito di Alemanno del resto è chiaro: «con le regionali alle porte Roma sarà sotto "attacco", quindi serve un gruppo coeso e presente in Consiglio comunale». Una "tregua" insomma con un epilogo categorico. Consiglieri o assessori che si candideranno alla Regione, se eletti dovranno dimettersi. Un aut aut con un obiettivo preciso: non «doppiare» il potere delle correnti Pdl in Campidoglio e alla Pisana. E proprio questo scoraggerebbe i "rampelliani" a scendere in campo per la Regione.