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Secoli di storia nell'Archivio capitolino

Gli archivi capitolini

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L'Archivio Storico Capitolino alla Chiesa Nuova si rifà il look, ritrova l'antico splendore barocco e si rinnova grazie all'informatizzazione dei servizi e alla digitalizzazione di una buona parte della documentazione conservata. Soprattutto è stata ricostruita la spazialità seicentesca, abbattendo le tramezzature e le scaffalature moderne, e ripristinati i colori voluti dall'architetto ticinese, Francesco Borromini, ritrovati grazie alle indagini effettuate sui muri, togliendo le ritinteggiature, e attraverso un lungo e meticoloso studio di ricerca sui documenti d'archivio. «I lavori effettuati - dice la direttrice dell'Archivio, Paola Pavan - oltre a rinnovare l'aspetto delle sale e a adeguare i servizi alle norme di sicurezza previste dalla legge, hanno permesso una razionalizzazione degli spazi che ha determinato il raddoppio dello spazio a disposizione del pubblico: al pianterreno si aggiunge il "piano nobile", con le gallerie e la grande Sala Ovale. Inoltre ci saranno degli ambienti per allestire mostre e condurre visite guidate. I depositi, che erano al primo piano, sono stati trasferiti nell'interrato e in locali minori dell'ammezzato e del secondo piano. La nuova sala di consultazione ha 28 postazioni attrezzate e presto si potrà accedere alle banche dati on line; inoltre l'archivio offrirà al pubblico più ore di apertura che sarà dalle 9 alle 16 dal lunedì al venerdì, mentre gli accessi saranno snelliti grazie alla gestione elettronica delle tessere». Dunque una nuova razionalizzazione degli spazi a favore del pubblico ma diminuisce quello disponibile per esporre e mettere a disposizione il materiale cartaceo: sono stati rimossi gli scaffali alti sei metri, fatiscenti ed insicuri e sostituiti da altri moderni più bassi, a norma e più funzionali ma meno capienti dei precedenti mentre altri spazi sono stati destinati ad area tecnica prevista dalle norme sulla sicurezza come le aree di fuga e quelle di stoccaggio dei gas antincendio. Ecco allora che si riapre il pluridecennale problema di come e dove reperire nuovi spazi per consentire la collocazione dell'enorme mole di carte ancora chiuse nei depositi degli uffici comunali. Della questione se ne discute almeno da quindici anni, quando, in sede di dibattito del Consiglio comunale, venne depositata una memoria di giunta che evidenziava l'esigenza dell'archivio di reperire nuovi spazi per arricchire la dotazione documentale del materiale riguardante la vita pubblica e privata romana dal 1930 al 1960. La soluzione, a nostro avviso, potrebbe essere a portata di mano: nei pressi della Chiesa Nuova, su Corso Vittorio Emanuele, è stato da pochi anni felicemente restaurato l'edificio di proprietà comunale che ha ospitato la scuola professionale Gioberti e che attualmente è occupato, in una piccola parte dell'intero palazzo, da una novantina di alunni. Oltre ad essere perfettamente a norma, la struttura dista una manciata di metri dall'Archivio e soprattutto è già proprietà capitolina.

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