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Torturatore a soli otto anni

Carabinieri in azione

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Lo frustava con la cinghia. Minacciava di lasciarlo in balìa dei «mostri». Lo costringeva a dormire con lui e con un cane nello stesso lurido letto. Un calvario atroce per un bambino di appena sei anni, separato dalla madre, segregato dal padre e dalla sua nuova compagna che, in loro assenza, lo affidavano al figlio di lei. E la cosa assurda, ancora più agghiacciante delle torture subite dalla piccola vittima, è proprio l'età del suo seviziatore: otto anni. Sì, avete capito bene, otto. Non uno di più. Un bambino anche lui, costretto a vestire i panni del carnefice su ordine dei due adulti. La «liberazione» è arrivata il 28 aprile quando alla porta dell'appartamento-prigione di Sonnino, in provincia di Latina, hanno bussato gli agenti della Municipale romana diretti da Antonio Di Maggio, che fanno parte del «Progetto integrato sicurezza sociale». Andrea (lo chiameremo così) è stato riconsegnato alla mamma. Il padre, un romeno di 35 anni, è finito in prigione (ma, in attesa del processo, è tornato libero con il divieto di ingresso nel territorio del comune di Roma). È accusato di stalking, abbandono di minore, estorsione. La sua convivente, e madre del mini-torturatore, si è resa latitante dopo che il tribunale dei minori le ha riconsegnato il figlioletto. Era stata la mamma di Andrea a denunciare la scomparsa del bimbo, «rapito» dal padre nel 2004, mentre la famiglia era in Romania. Saputo che avevano raggiunto Roma, la donna ha seguito le loro tracce, è venuta nella Capitale, ha trovato un lavoro come cameriera in un ristorante e ha li ha rintracciati. L'uomo, però, ha cominciato a ricattarla: «Se vuoi vedere Andrea mi devi dare dei soldi», le diceva. E lei pagava. Poi, nel 2007, padre e figlio sono di nuovo scomparsi. Lui si è fatto risentire solo per chiedere altro denaro. Sempre di più. Lei ha pagato. Fino a mille euro per un breve incontro. Un giorno, tuttavia, si è rivolta a un centro antiviolenza e ha denunciato il marito. A questo punto sono intervenuti gli agenti. Hanno individuato l'alloggio dei piccoli. Hanno scoperto che vivevano come bestie e che, da un paio di settimane, la coppia di adulti li aveva lasciati soli nel mini-appartamento. Unica compagnia, un cane pulcioso e una donna che gli portava da mangiare due volte al giorno, lasciando il cibo fuori dalla porta, perché le era stato proibito perfino di parlare con i due «inquilini». E hanno scoperto anche che quel bambino minuto, capelli mori, carnagione chiara e occhi azzurri, che aveva conquistato «per la sua dolcezza» le maestre, era succube dell'altro minore: lo pestava a sangue con la cintura, «gli sbatteva la testa al muro», dicendogli che, se non faceva come diceva lui, gli avrebbe «inviato dei mostri». Dopo due anni, la prigionia di Andrea è finita. Si è conclusa fra le braccia della mamma. Con un duplice pianto liberatorio.

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